DI MICHELE SCHIAVONE

La crisi venezuelana occupa da tempo lunghi spazi nei telegiornali e nei quotidiani di tutto il mondo.

Insistente e vibrate sono le richieste dei nostri connazionali lasciati al loro destino, senza che il nostro governo intervenga per garantire la loro incolumità fisica e esistenziale

Di fronte ai palesi scenari di guerra civile riportati dalle televisioni di tutto il mondo, il Consiglio generale degli italiani all’estero (CGIE) chiede al governo italiano e nella fattispecie al proprio presidente, il ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Enzo Moavero Milanesi, un intervento diverso dal “non possumus” manifestato nei giorni scorsi nelle aule parlamentari, che in sostanza colloca l’Italia in un limbo in netto contrasto con le posizioni assunte dai maggiori paesi europei.

Gli italiani in Venezuela non vanno lasciati soli, come del resto l’intero paese. E’ urgente un soprassalto di iniziativa ed una proposta risolutiva per rassicurare i nostri connazionali lì residenti.

Il fenomeno migratorio è nell’ordine discorsivo dell’attualità politica italiana. Alla stregua dell’attenzione che il governo rivolge all’immigrazione, il CGIE lo sollecita ad assumere una maggiore attenzione, con interventi di politica attiva, nei riguardi di tutti i nostri connazionali residenti all’estero partendo proprio da quelli che vivono in Venezuela.

In questa triste vicenda la straordinarietà degli interventi e i palliativi messi in campo, se non sono accompagnati da una inequivocabile politica attiva, rischiano di non servire a sanare le ferite causate da una profonda crisi democratica e umanitaria, nella quale i nostri connazionali, che rappresentano la parte più debole e indifesa del paese, si sono ritrovati loro malgrado.

Le richieste di solidarietà e di aiuto da parte dei nostri connazionali in Venezuela rivolte al Presidente della repubblica Sergio Mattarella e al governo italiano vanno prese in seria considerazione, sia per lo stato d’emergenza e la gravità della situazione politica, ma anche come sostegno morale attraverso il quale sia percepibile la speranza di un ritorno alla pace e allo stato di diritto.

 

Michele Schiavone

Segretario Generale CGIE