Il reddito di cittadinanza rischia di innescare "una vera e propria guerra tra poveri". È l'allarme lanciato da Cgil, Cisl e Uil nell'audizione sul decretone. I sindacati denunciano "la concorrenza" che rischia di crearsi tra nuovi e vecchi precari dell'Anpal (cioè tra i navigator e i lavoratori storici), ma anche "l'effetto spiazzamento" degli utenti dei centri per l'impiego non beneficiari del reddito che potrebbero passare in secondo piano.

I sindacati ritengono inoltre "molto grave" la sospensione per tre anni dell'assegno di ricollocazione per i disoccupati ordinari. Sotto accusa il carattere "ibrido" del provvedimento. Sul reddito di cittadinanza "si sono generate forti aspettative" nella popolazione, continuano i sindacati. "Riconosciamo l'importante stanziamento di risorse previsto" ma "una sola misura non è in grado di ottenere efficacemente" lo scopo di contrastare la povertà e di garantire il diritto al lavoro. "Rileviamo che il reddito di cittadinanza, avendo un carattere 'ibrido' tra contrasto alla povertà e misure di politiche attive, coniuga in modo improprio la povertà come criterio di accesso e le politiche attive come interventi previsti", aggiungono.

Il Rdc è penalizzante per disabili e famiglie numerose. La scala di equivalenza costruita per il reddito di cittadinanza è "assai ridotta anche rispetto a quella dell'Isee", e risulta "penalizzante per i disabili e per le famiglie numerose in particolare se con minori, dato che per questi ultimi il parametro della scala di equivalenza è particolarmente ridotto".

I sindacati ritengono inaccettabile il requisito dei 10 anni di residenza. "Il requisito di residenza in Italia da almeno 10 anni, di cui gli ultimi due consecutivi, è per noi inaccettabile per il profilo di incostituzionalità, troppo vincolante nei confronti dei cittadini stranieri, iniquo verso l'intera platea dei soggetti in condizione di bisogno, a partire dai senza dimora ed escludente per i possibili immigrati di ritorno".