Dopo dodici anni tra noi, se ne va Marek Hamsik, il ragazzo della porta accanto, discreto, quieto, disponibile, neanche quella orribile cresta mohicana riusciva a renderlo torvo e guerriero, neanche quel suo parlare duro da ragazzo dell’Est, Marek con gli occhialini da studente, Marek col senso pacato della vita, Marek gentile, Marek col pudore negli occhi e nel cuore, il buono, affidabile, sereno, calmo Marek Hamsik. Napoletano a Castelvolturno, scegliendo una periferia appartata, di tranquillità e di quieto benessere. 
Il saggio giovane-vecchio Hamsik con le piccole certezze concrete della sua esistenza, la moglie, i figli, gli affetti più profondi, il suo piccolo mondo antico, una casetta bianca fra gli alberi sul litorale domizio, giovane uomo moderno tra Fogazzaro e Gozzano, col cuore d’altri tempi, l’equilibrio e il buonsenso di una gioventù cresciuta con i valori alti del rispetto e della lealtà. 

Per questo carattere schivo e riservato ha percorso il mondo del calcio in punta di piedi, sfuggendo la luce abbagliante della ribalta, piuttosto campione al chiaro di luna, romantico pedone sull’erba degli stadi che sfiorava con grazia, mai calpestandola, la sua sostenibile leggerezza dell’essere stupendamente fragile e forte.  Per questo è rimasto a lungo nella culla napoletana di affetto e ammirazione, sentendosi amato e protetto, mai scalfito dalle avventure e dalle disavventure del pallone, accettando tutto, i gol di incantesimo e le ripetute sostituzioni, ubbidiente alle regole e alle storture delle regole.
Un ragazzo delizioso, mai in affanno, mai ombroso, mai sleale. Un tesoro di ragazzo che ha tenuto fede a se stesso senza mai forzarsi per traguardi, luoghi e squadre di maggiore attrazione, vivendo nell’abbraccio perenne di Napoli. Alla fine, ci si è anche adagiato impedendosi di diventare grandissimo con le eccelse qualità tecniche che possedeva. Ma andava bene così. L’altra sera, al San Paolo, ha salutato con un gesto semplice, la mano sul cuore, nient’altro. 
È stata la timidezza dell’addio, l’emozione trattenuta del distacco, ma anche la consapevolezza di avere dato tanto e perciò di meritare l’affettuosa comprensione per questa scelta di fine carriera.  Non ha tradito. Qui ha vissuto il pieno della sua giovinezza. In Cina sarà un delizioso pensionato del pallone. Mandaci una cartolina, Marekiaro.
Mimmo Carratelli