Il dissenso dentro il Movimento 5 Stelle trova l'apice tra i presidenti delle commissioni parlamentari e come una slavina raggiunge tanti deputati e senatori. Carla Ruocco, la presidente della commissione Finanzia della Camera, ha appena lasciato l'Aula e sta per infilarsi in ascensore per raggiungere il suo ufficio. Con tono perentorio osserva: "È finito il tempo in cui possiamo dire di aver vinto, perché in Sardegna per esempio non abbiamo vinto e dobbiamo riflettere e cambiare". Un concetto stringato che dà l'idea dell'aria che tira a Montecitorio dove il calendario dei lavori si prospetta ricco di insidie.

Due sono i temi che inquietano i deputati M5s: legittima difesa e il provvedimento sull'autonomia differenziata regionale, entrambi bandiere dell'alleato leghista. "L'onda un tempo ha seguito noi e ora segue Salvini. Come facciamo a fermarla? Non possiamo assecondarlo su tutto", dice una deputata a taccuini chiusi.

Nei corridoi della Camera questo dissenso inizia a strutturarsi e a non essere più così anonimo. Come per il caso del decreto Sicurezza quando diciotto deputati hanno scritto una lettera al capogruppo Francesco D'Uva, allo stesso modo un gruppo di parlamentari non ha intenzione di far silenzio sulla legge che riguarda la legittima difesa.

"Quando sono state votate le pregiudiziali sono uscita dall'Aula e come me almeno altri dieci o quindici colleghi": Veronica Giannone, alla sua prima legislatura, non teme di venir fuori allo scoperto. Anche Gloria Vizzini per esempio non ha partecipato al voto e pensare che la discussione deve ancora iniziare.

Giannone tiene a precisare che non contesta la leadership di Luigi Di Maio, nonostante riconosca che sia necessario più dialogo, il problema piuttosto è la legge stessa: "Durante la discussione sulla legittima difesa sono necessarie delle modifiche, così com'è non può passare. Quel concetto 'è sempre legittima' va cambiato. Anche a Luigi, quando l'ho incontrato, ho detto che bisogna parlare di più". La risposta arrivata dal capo polito è la riorganizzazione all'interno del Movimento annunciata martedì e su cui molti confidano. Basterà? Se lo chiedono tutti.

Ma la reazione sulla legittima difesa è a catena, dopo quelle di Paola Nugnes e Elena Fattori al Senato. Ed ecco Gilda Sportiello: "Non voterò il provvedimento sulla legittima difesa. Non ho neanche presentato emendamenti al testo, perché è proprio inemendabile". Stesso tenore Doriana Sarli, napoletana della commissione Affari sociali: "Non lo voto, il messaggio della Lega è pericoloso".

Sta di fatto che qualcosa si muove e comincia a essere più organico e potrebbe scoppiare durante la prossima assemblea: "Di Maio deve ascoltarci", è la richiesta che arriva da più parti. "Capita di ritrovarsi a cena insieme, qui intorno alla Camera quando finiamo di lavorare. E parlando ci troviamo d'accordo su alcuni temi", spiega un altro deputato: "Non sono cene carbonare però, quando ci sarà l'assemblea dei deputati diremo tutto".  Assemblea dei deputati fissata per martedì sera e che poi è slittata. All'ordine del giorno c'era anche il dossier Autonomie, nervo scoperto per il Movimento 5 Stelle.

"Sono l'unico a pensare che ci siano altre priorità?", si chiede il deputato grillino Davide Galantino, anche lui tra più critici in questo momento, anche lui tra coloro che tra una portata e l'altra si è trovato a discutere di ciò che non va dentro M5s. Non si ferma qui: "Bisogna essere sinceri e soprattutto – scrive su Facebook - saper chiedere scusa quando non puoi mantenere fede a tutte le promesse fatte in campagna elettorale". Il tenore è questo. "Il problema non è solo la legittima difesa. Noi siamo un partito che ha il maggior consenso al Sud, come facciamo a spiegare il provvedimento sull'Autonomia?".

I più agguerriti sono i deputati campani. Tra questi Doriana Sarli che già si è espressa sulla legittima difesa e Gilda Sportiello, ma anche Maria Pallini, Alessandro Amitrano. Fino ad arrivare a Luigi Gallo, presidente della commissione Cultura della Camera, tra le persone più vicine a Roberto Fico.

Andando a incontrare gli insegnanti in protesta si è lasciato sfuggire di non essere d'accordo alla riforma delle Autonomie per poi postare un vecchio video in cui si vede Beppe Grillo e il presidente della Camera. La didascalia recita così: "Senza capi né padroni. Il nostro leader è il programma".

Come se non bastasse i deputati M5s Giuseppe Brescia, vicepresidente della commissione sull'Immigrazione, Valentina Corneli e Doriana Sarli hanno votato 'no' alla parte della mozione di Fratelli d'Italia che impegna il governo "a non sottoscrivere il Global Compact". Altro segnale di insofferenza nei confronti dell'alleato leghista e di dissenso nei confronti del capo politico che potrebbe manifestarsi nei voti d'Aula fino a colpire il governo.