Circa un terzo dei beneficiari del reddito di cittadinanza avrà l’obbligo di sottoscrivere il Patto per il Lavoro. E’ quanto emerge dalla simulazione dell’Istat, con l’ovvio corollario, politico prima che economico, che due persone su tre potranno usufruirne senza alcun vincolo che subordini l’ottenimento dell’assegno alla ricerca di una occupazione. Lo riceveranno cioè come mero sussidio e non come viatico o sostegno in vista di un nuovo impiego.

E’ evidente che se la misura è stata introdotta con l’obiettivo di sostenere la crescita e il lavoro, questo varrà al massimo fino a un terzo delle sue potenzialità. Il resto, la gran parte, è assistenza. L’Istat ha presentato il dossier durante una audizione alla Camera dedicata al cosiddetto decretone, calcolando una platea complessiva di 2,7 milioni di individui.

Si tratta di 897 mila persone, oltre la metà tra i 45 e i 64 anni: circa 600 mila ha la licenza media o nessun titolo di studio. In prevalenza si tratta di disoccupati (492mila) e casalinghe (373mila). Gli extracomunitari sono circa 100mila. L’Istat ha anche chiarito che i 730 euro di cifra mensile sono superiori “alla soglia di povertà al Sud ma inferiori alla stessa soglia in molte zone del Nord”.

Gli studi aggiungono anche che “le platee vanno considerate non solo in base al reddito ma anche ai consumi” e che “il tema era già stato segnalato nel dibattito sul Rei” (reddito di inclusione) ma che “c’è stata la volontà del legislatore di non inserire differenziazioni territoriali”.