In Italia il calcio è a rischio crac. Le cessioni che gonfiano i ricavi non bastano a tamponare l’emorragia di quattrini bruciati negli ultimi anni. Questo calcio spendaccione sembra procedere incontro al fallimento. All’implosione totale, impensabile se solo si guarda al denaro che il mercato del calcio muove in estate e nella sessione di gennaio, cosiddetta riparatoria. Proprio in virtù del doping contabile delle plusvalenze, spesso fasulle, il calcio riesce a tenersi in vita. I dati relativi al rosso solo giugno del 2018 raccontano di 65 milioni persi in media ogni anno dal 2010. I numeri però solo in parte sono truccati. È semplicemente l’overdose di guadagni garantiti dalla compravendita di giocatori a tenere a galla il pallone in Italia. Sotto forma di girandole di scambi, spesso inspiegabili sotto il profilo tecnico, e dai prezzi fuori da ogni logica di mercato. Mai e poi mai dalla vendita di biglietti venduti, dai contributi degli sponsor, qua e là generosi, o dai diritti tv.

Nel 2018 il calciomercato ha dato ai venti club di serie A oltre 720 milioni di entrate extra; il doppio del 2016. Il tesoretto è di una valenza incredibile, pari a un terzo dei ricavi delle società di calcio. Una pioggia d’oro che sta a significare anche 91 milioni di euro di commissioni versati a procuratori e intermediari. Ma sì, non sono poche le plusvalenze sane, rappresentative di investimenti azzeccati. Due esempi: la Sampdoria ha incassato 15 milioni dalla cessione di Skriniar all’Inter; la Roma ne ha portati a casa 17 con il trasferimento di Emerson Palmieri al Chelsea. A fronte, però, di operazioni decisamente opache. In primis, il trasferimento di giovani giocatori delle formazioni primavera da una società all’altra, valutati a prezzi degni di star del pallone. È avvenuto sulla linea Milano Inter-Bergamo Atalanta: il difensore Bastoni valutato 31 milioni; Davide Bettella e Marco Carraro 12 milioni, con plusvalenza di 11,5 milioni. Il primo è in prestito al Pescara, il secondo a Perugia: per l’Inter una plusvalenza complessiva di 49 milioni necessaria per rispettare il fair play finanziario senza dover cedere alcuni big. Oppure onesti centrocampisti in piena parabola discendente, ormai vicini al pensionamento, valutati come crak di 18 anni.

Nel calcio italiano la plusvalenza impera. La Juve ha girato Alberto Cerri al Cagliari (9 milioni), Roberto Mandragora all’Udinese (20 milioni), il portiere Emil Audero è stato riscattato dalla Samp per la stessa cifra. Sturaro è finito al Genoa a titolo definitivo (16,5 milioni, manco fosse il fratello minore di Modric o di Thiago Alcantara). In tutto 40 milioni di plusvalenze portati a casa per puntellare la maxi operazione relativa all’acquisto di Cristiano Ronaldo. I ricavi delle società di serie A sono però in piena impennata: 2.699 milioni di euro nel 2018. Parimenti è cresciuto il monte ingaggi, 163 milioni l’anno; 1.265 milioni nella stagione calcistica 2017-2018. Tutto intorno si avverte un gran puzzo di macerie. Il pallone rischia di sgonfiarsi clamorosamente e il Palazzo potrebbe crollare da un momento all’altro. I furbetti stanno esagerando con il doping contabile. I bilanci appaiono gonfiati all’inverosimile. Il calcio è il regno delle sofisticazioni economico-finanziarie. La Figc sta a guardare? Diciamo che ha agito con gli occhi foderati di prosciutto per lunga pezza. Adesso annuncia che ha scelto di muoversi, e di farlo in maniera incisiva. Come e quando? Chiari gli intendimenti contenuti nella prima mossa del presidente Gabriele Gravina: evitare il crac del calcio italiano.

Secondo indiscrezioni, da promesse e minacce sta passando ai fatti. Nello specifico, punto dopo punto. Il primo intervento sarebbe quello di attenzionare gli scambi di giocatori che generano plusvalenze abnormi. Senza il passaggio effettivo di denaro vero. Transazioni spesso fasulle, tarocche. Come quella tra Cesena e Chievo, costate al club veronese una pesante penalizzazione. Operazioni che spesso coinvolgono giovani calciatori della Primavera, come detto. Le nuove regole della giustizia sportiva, in partenza da luglio, prevederebbero una sorta di "cartellino giallo". L’ammonizione per chi si avventura in questo genere di operazioni. La Covisoc, l’organo di vigilanza della salute economico-finanziaria dei club, potrà chiedere informazioni approfondite e segnalare le anomalie ai sindaci o alle società di revisione. In modo da dare una valutazione più realistica dei calciatori acquistati con questo tipo di operazione. Per quanto attiene alle operazioni di mercato, per la compravendita in contanti di giocatori, in casi di costi ampiamente gonfiati, la materia è di pertinenza della magistratura ordinaria. Che finora, è utile ricordarlo, ha assolto tutti i club. Compresi Inter, Milan e Juve, finite sotto indagine per presunte plusvalenze artificiali.

Nel mirino è finito anche il cosiddetto diritto di "recompra", istituzionalizzato dal commissario straordinario la scorsa estate. Importato dalla Spagna e fortemente voluto dalla Lega di serie A, è diventato lo strumento preferito e più usato per sistemare i bilanci. Un’altra partita di giro per gonfiare le entrate a somma praticamente zero. Senza la necessità di coinvolgere due giocatori per uno scambio di comodo. Fittizio e punto, utile solo ai fini contabili. Probabile che la norma venga rivista. Il cosiddetto famigerato diritto di "recompra", la marea di plusvalenze fasulle, i prezzi gonfiati, le valutazioni abnormi, le spese folli, gli investimenti sbagliati, e quant’altro, per la Figc rappresentano una sorta di bomba sul punto di esplodere. Va disinnescata. Eventuale deflagrazione causerebbe l’implosione del calcio in Italia. La federazione conta di effettuare al più presto interventi radicali. Bisogna evitare il crac con azioni risolute, senza guardare in faccia nessuno. Soprattutto i proprietari dei club, piagnoni e giustamente mai più mecenati, mossi da insaziabile cannibalismo.

Franco Esposito