È una battaglia che ogni giorno che passa si fa sempre più difficile. Preservare negli Stati Uniti quelle che una volta erano le 'Little Italy', sta diventando una impresa. Non bastano organizzazioni, comitati, esposti, cause intentate (come quella del parco di New York, di cui parliamo a parte), molto spesso il destino delle 'Little Italy' è segnato.

Non ci sono più, non tanto italiani, ma italo-americani che le abitano e allora il progresso fatto di nuovi progetti edilizi, negozi e uffici che avanzano, è quasi impossibile da fermare. A New York City poi, dove c'è, non si sa ancora per quanto, la 'Little Italy' più antica, la prima, quella più conosciuta, l'avanzare dei prezzi per metro quadrato, ha fatto più di qualsiasi altra cosa. Difficile restare in una zona dove pagare l'affitto diventa, ogni mese, non solo per i residenti, ma anche tutte le attività commerciali, sempre più complicato.

Così 'Little Italy' si restringe, ogni giorno di più diventando piccola davvero. Ma se da una parte c'è in atto una guerra che pare impossibile da vincere, dall'altra esistono ancora quegli italo-americani legati alle tradizioni dei loro avi, anche se magari sono passate tre, quattro generazioni, da quando i progenitori sbarcarono pieni di sogni in America. "La mia famiglia - racconta Raymond Guerini - d'abitudine andava sempre a mangiare da Cono's, un ristorante italiano sulla Fifth Avenue. Di quel posto ho ancora stupendi ricordi, ma ha chiuso molto tempo fa...". Un esempio, uno dei tanti, di come l'italianità scompare, giorno dopo giorno.

Ecco che allora Raymond Guerini ha voluto fare qualcosa, per cercare di non perdere del tutto un patrimonio che è cultura e che fa parte della storia degli Stati Uniti. Così quando i ristoranti della sua infanzia, i negozi che lo hanno accompagnato quando era adolescente, hanno cominciato ad abbassare le serrande per sempre, Guerini, amministratore delegato di una società di intermediazione, ha cominciato a pensare alla maniera di documentare quello che era stato il passato degli italo-americani e al tempo stesso di rinvigorire l'orgoglio di una etnia che poi alla fine sfiora i 20 milioni di abitanti begli States.

"Mi sono reso conto - ha spiegato - che i miei figli mai avrebbero avuto la possibilità di conoscere quegli splendidi quartieri in cui siamo cresciuti". Così, nel tempo libero, ha cominciato a raccogliere materiale, a fare fotografie a Brooklyn e dintorni, parlando con la gente per farsi raccontare i loro ricordi e quali erano stati i loro posti preferiti. E da quell'idea nata per non perdere un enorme patrimonio, è uscito un progetto che si chiama italianenclaves. com, una website dedicata agli appassionati di storia i cui interessi sono radicati in Italia.

Ma il lavoro di Guerini non si è limitato alla storia e alle memorie di New York, infatti si è buttato a capofitto nello studio delle comunità italo-americane in tutti gli Stati Uniti, come si erano formate, come era la vita in ognuna di loro e come hanno poi cominciato a scomparire. Italianenclaves non si limita poi solo alla pagina web, è presente in Facebook come su Instagram.

E non racconta solo di quello che era una volta, ma porta anche news che riguardano tutti gli italo-americani. Infatti il gruppo di Facebook, solo per fare un esempio, è stato il primo a riportare la notizia che Our Lady of Guadalupe Catholic Academy di Bensonhurst, Brooklyn, avrebbe chiudo i battenti. Infatti la scuola che per 90 anni ha educato generazioni di studenti, in giugno finirà la propria storia per sempre. Negli ultimi sei anni Guerini ha visitato personalmente circa 75 quartieri italiani, nelle grandi come nelle piccole città di ogni parte degli Stati Uniti.

In tutti gli States infatti ci sono centinaia di comunità italo-americane, eredi della grande immigrazione avvenuta a cominciare da oltre un secolo fa. Una ricerca quella di Guerini che è stata capace di riscrivere una mappa italiana che si era persa. E nella sua indagine ha avuto la conferma che il grande comune denominatore in tutte le comunità italo-americane visitate è stata la chiesa cattolica. "La maggior parte dei quartieri - ha spiegato Guerini - sono nati tutti attorno alla chiesa locale". E con la chiesa, l'altro punto di unione di tutte le comunità italo-americane è stato sempre il santo patrono, la festa che ogni anno si svolge per celebrarne la ricorrenza.

"Le feste sono state sempre importanti - ha sottolineato - perchè sono servite come eventi di unione, portavano l'intera comunità a stare assieme". Ma oggi zone che anche solo qualche decina di anni fa erano ancora italiane, sono per lo più a predominanza asiatica. Ma se le Little Italy stanno sparendo, Guerini va a cercarle e ha anche creato l'Italian Enclave Historical Society: non si può dimenticare il passato.

Roberto Zanni