Anche i meno aggiornati sui fatti, misfatti, dichiarazioni, controdichiarazioni e filastrocche varie del cosiddetto Governo e dei sempre più difficilmente definibili "governanti" di questo nostro povero Paese credo abbiano raggiunto la convinzione che la Tav si farà. Partono i bandi anche se rimane la banda dei cretini che vorrebbe tornare alle carrozze a cavalli. Forse, del resto, non proprio di bandi si tratta, ma di pre-bandi. Avevano cominciato col dire che bisognava farla finita con queste opere invecchiate prima di costruirle, ma poi per consentire il protrarsi della sceneggiata hanno cumulato altro tempo perduto. E perso molti soldi, se non altro per pagare consulenti disposti a dire che i costi erano impossibili e l’utilità zero.

Certo, nessuno dei No-Tav è venuto fuori a recitare l’atto di costrizione e nemmeno a gridare di essere costretto a subire la violenza altrui. Pare, anzi, che la Tav si farà, a condizione che la cosa resti riservata, che non se ne parli più, che siano smentite tutte le voci di ripresa dei lavori. Insomma: si fa, non se ne può fare a meno. Ma non si risparmi la beffa ai contrari, visto che non si è riusciti a convincere nessuno, tranne gli "esperti" ministeriali nominati, a tal fine, che c’era chi sa quale danno. "Si fa ma non si dice". Ecco la novità. Eravamo abituati con quelli che "dicevano" ma non "facevano" e ci troviamo nella situazione opposta. E, già: questi sono quelli che dicono No a tutto, soprattutto alle infrastrutture, alle strade, autostrade, ferrovie, alte e basse velocità. E, "pe’ giunta", come si dice a Roma ci mettono anche il No alle vaccinazioni. Come Papa Leone XII.

Non cambiano le baggianate, cambia però il partito dei Cinque Stelle. Almeno così pare. Resta Davide Casaleggio con un ruolo sempre un po’ ambiguo, ché la sua carica è nella ditta, ché, anzi, si chiama proprio "Casaleggio Associati" non però nel partito. Il capo storico, l’uomo del "vaffa…" pare lo abbiano messo da parte. Perché? È logico: un comico si mette da parte quando non fa più ridere nessuno. È difficile infatti che si trovi qualcuno cui "ballare sotto le stelle" faccia ancora venir voglia di ridere. Via il comico. Ma resta la comicità. Quella, così sembra, involontaria. La comicità del modo in cui vengono trattate le cose serie. Magari il fare (quando si è proprio costretti) purché non si dica. La comicità che fa piangere.

Mauro Mellini