Verona si prepara ad ospitare, dal 29 al 31 marzo, il World Congress of Families, un congresso sulla famiglia che rischia di trasformare Verona per qualche giorno in un teatro di guerra ideologica. La manifestazione ha avuto il benestare del Ministro della Famiglia, il leghista Lorenzo Fontana, le cui idee su temi come diritti degli omosessuali e aborto sono note, e conterà tra i partecipanti anche il Ministro degli Interni Matteo Salvini, che dal salotto di Barbara D’Urso ha promesso che combatterà "contro l'utero in affitto e i bambini in vendita" e osservato che se "ognuno nella sua vita privata fa ciò che vuole", "per quello che mi riguarda un bambino ha diritto ad avere una mamma e un papà e ad essere adottato da una mamma e un papà".

Sarà la Lega, con l’appoggio di diverse associazioni pro life e anti-Lgbt, per esempio Generazione Famiglia, Comitato Difendiamo i Nostri Figli, ProVita Onlus e CitizenGo, come scrive il Corriere della Sera a dare il la ad una due giorni che è già diventata un caso politico. Innescato anche da Palazzo Chigi che in un primo momento aveva dato il proprio patrocinio, salvo poi revocarlo per bocca del premier Conte, una volta venuti a galla i temi del Congresso e le conseguenziali polemiche. E ce ne sono state moltissime di polemiche, specialmente dal fronte dei Cinque Stelle, che della Lega è pur sempre alleato di governo. Da un lato si pensava a coinvolgere il più possibile, "associazioni cattoliche integraliste, ortodosse ed evangeliche, unite dalla promozione dei valori cristiani, la contrarietà all’aborto, la condanna dell’omosessualità, la battaglia contro la pornografia". Dal'altra il ministro della Giustizia Bonafede, pentastellato, che condanna un evento che, dice, porterebbe "le lancette dell'orologio sulla concezione della donna indietro di qualche secolo".

E si unisce al coro anche il vicepremier Luigi Di Maio: "Ognuno va agli eventi che vuole, ma io a quegli eventi non ci vado. A Verona è una destra degli sfigati. Quella visione della donna sostanzialmente mero 'angelo del focolare' non rappresenta niente della cultura del M5s. Chi vuole tornare indietro ne risponderà alla storia, neanche agli elettori". Il PD da parte sua si prepara a una contromanifestazione e le istituzioni cittadine si schierano. L’Università di Verona non solo ha rifiutato di ospitare l’evento nei propri locali, come chiesto dall’organizzazione, ma si è anche esposta con una nota ufficiale a firma del rettore Nicola Sartor: "L'Università è un luogo di studio aperto al confronto scientifico fondato sulla libertà della ricerca e dell'insegnamento", in più da sabato nel chiostro dell’ateneo campeggia enorme uno striscione dai colori arcobaleno: "L'Università promuove il pluralismo delle idee e respinge violenza, discriminazione e intolleranza".

A livello politico locale il capogruppo in consiglio comunale del Carroccio, Mauro Bonato, ha detto di essere "contrario al fatto che il Comune sia co-organizzatore di un evento con relatori che hanno posizioni agghiaccianti". Ma chi sono i relatori chiamati ad intervenire? Il Corriere ne offe una carrellata, partendo da Dmitri Smirnov, arciprete della Chiesa ortodossa russa che ha definito "assassine e cannibali" le donne che decidono di abortire; poi ancora il Presidente della Moldavia Igor Dodon, famoso per aver dichiarato subito dopo la vittoria delle elezioni di "non essere il presidente dei gay, perché loro dovrebbero eleggere un loro presidente". La parola passerà poi ad Alexey Komov, ambasciatore russo del World family congress presso l’Onu, che circa il crescente numero di casi di omofobia in Russia ha dichiarato: "Trovo ridicolo parlare di omofobia, nel caso vi sarebbe semplice avversione verso certi stili di vita, tipici dei gay". Poi si potrà ascoltare Brian Brown, presidente dell’International organization for the family, da sempre in ferma opposizione contro i matrimoni gay e l’ingresso dei transessuali nell’esercito (sua la frase "l’esercito è per la guerra, non per le erezioni"); e per finire Katalin Novak, ministra della Famiglia del governo ungherese di Viktor Orban che ha recentemente dichiarato: "Non vogliamo più migranti, ma più bambini ungheresi e in generale più bambini europei cristiani".

Tutte posizioni abbastanza forti che innescano inevitabilmente reazioni altrettanto forti, come quella del gruppo Facebook "Veronesi aperti al mondo", che ha pubblicato un elenco delle sette strutture alberghiere convenzionate con il congresso e l’invito a boicottarle.

Gabriele Fazio