«Ogni 3 secondi nel mondo scompare un’area di foresta grande quanto un campo da calcio e circa l'80 per cento dei polmoni verde del Pianeta sono già stati degradati o distrutti», lo ricorda Greenpeace nella Giornata Internazionale delle Foreste che si celebra oggi. A livello globale, le foreste vengono distrutte principalmente per fare spazio a terreni agricoli, molti dei quali vengono occupati da colture destinate alla mangimistica, come nel caso della soia, e per creare pascoli di animali destinati al macello. La deforestazione, a sua volta, è spesso associata alla violazione dei diritti umani, in particolare quelli dei Popoli Indigeni e delle comunità tradizionali la cui cultura e sussistenza dipendono dalle foreste.

«Con circa 33 milioni di tonnellate di importazioni di soia all'anno, l'Unione europea è il secondo maggiore importatore al mondo. L'83 per cento della soia che arriva nell'Unione Europea viene utilizzata per l'alimentazione di animali da allevamento: i polli da carne e le galline ovaiole sono i principali consumatori di soia nell'UE, seguiti dai suini, dalle vacche da latte e dai bovini», dichiara Martina Borghi, Campagna Foreste di Greenpeace Italia.

Non a caso nella Giornata internazionale delle Foreste, Greenpeace collabora al lancio del film “Chaco”, di Daniele Incalcaterra e Fausta Quattrini, che oggi verrà proiettato per la prima volta in Italia, presso il Nuovo Cinema Aquila a Roma. Le vicissitudini che il protagonista deve affrontare per salvare una piccola area di foresta del Gran Chaco, la seconda più estesa del Sud America, rappresentano una testimonianza di quello che accade in diverse regioni dell’America Latina, dove ecosistemi preziosi e fragili come l’Amazzonia, la più grande foresta pluviale tropicale del mondo, il Cerrado brasiliano, la savana più ricca di biodiversità del Pianeta, e lo stesso Gran Chaco, vengono progressivamente distrutti per lasciare spazio a monoculture di soia e allevamenti bovini.

L’espansione e l’aumento di terreni coltivati a soia e di quelli destinati al pascolo è trainato prevalentemente dalla crescente domanda dell’industria mangimistica, che a sua volta risponde all’aumento di produzione e consumo globale di carne e prodotti lattiero-caseari. Il collegamento tra deforestazione e produzione industriale di soia, carne, latte e derivati è, quindi, centrale per la sostenibilità ambientale e alimentare.

«La Commissione Europea ha riconosciuto che l’Europa deve fare molto di più per proteggere le foreste del mondo. Dovrebbe iniziare proponendo una legislazione per garantire che il cibo che mangiamo e i prodotti che utilizziamo non distruggano le foreste e non vengano prodotti a discapito dei diritti delle popolazioni indigene e delle comunità tradizionali. Inoltre, sono necessarie proposte politiche concrete per contribuire a ridurre la produzione e il consumo eccessivo di carne e prodotti lattiero-caseari in Europa», conclude Borghi.

Le foreste sono essenziali per la vita sul Pianeta. Oltre a essere l’habitat di una grande varietà di piante ed animali, forniscono riparo e mezzi di sostentamento per almeno 1.6 miliardi di persone. Gli scienziati, inoltre, avvertono anche che proteggere le ultime foreste del mondo è cruciale per evitare i peggiori effetti dei cambiamenti climatici.