Cento anni e non mostrarli. Lawrence Ferlinghetti spegnerà domani, domenica cento candeline e lo farà a suo modo, lanciando il nuovo libro, "Little Boy", un romanzo autobiografico scritto in stile "stream of consciousness" e in terza persona, senza paragrafi o punteggiatura. L'ultimo protagonista della Beat Generation celebrerà il compleanno a casa con i migliori amici, tra tavola, letto e poltrona, e non parteciperà alle celebrazioni organizzate a San Francisco, dove c’è già una strada a lui intitolata, nella sua leggendaria libreria City Light: "Sono praticamente cieco, non sarebbe divertente" ha dichiarato alla National Public Library il poeta, pittore, editore e libraio, amico di Allan Ginsberg, Jack Kerouac, Neil Cassady e Gregory Corso.

In ogni caso le celebrazioni andranno avanti per un mese tra documentari, feste, mostre fotografiche e pubbliche letture. Anche lui è figlio dell’emigrazione italiana: il padre, Carlo Ferlinghetti, era nato a Brescia alle ore 16 di giovedì 14 marzo 1872 in Contrada delle Cossere 2092 ed era emigrato negli Stati Uniti d'America nel 1894 dove fu naturalizzato nel 1896. Morì sei mesi prima della nascita di Lawrence. Qualche tempo dopo la madre, Lyons Albertine Mendes-Monsanto, di origini francesi, ebree sefardite e portoghesi, venne ricoverata in manicomio. Lawrence venne affidato alla zia Emily con la quale visse i suoi primi cinque anni a Strasburgo acquisendo, quindi, il francese come lingua madre. Quando la zia fu assunta come governante a New York, i suoi datori, la famiglia Bislands, adottarono Lawrence consentendogli di studiare giornalismo.

Durante la seconda guerra mondiale partecipò al D-Day in Normandia e fu a Nagasaki poche settimane dopo il lancio della bomba atomica. Da lì la sua scelta pacifista che sarà sancita da un gesto simbolico del sindaco di San Francisco che domenica pianterà un albero di olivo in suo onore. Del resto Ferlinghetti negli anni Cinquanta, assieme ad amici come Allen Ginsberg e Jack Kerouac, animò la grande stagione del Beat, spalancando le porte al pacifismo e alle ribellioni studentesche del decennio successivo. Un periodo segnato dal grande successo del libro "Coney Island of My Mind" che nel 1958 vendette un milione di copie.

Un record che il nuovo lavoro, "Little Boy", potrebbe eguagliare: il romantico contestatore ha infatti conservato la sua giovanile visione di una vita destinata a durare per sempre, immortale come lo è ogni giovane, convinto che la sua identità speciale non morrà mai. ''Little Boy'' (Piccolo Ragazzo) chiude un cerchio, collegandosi stilisticamente ai suoi inizi. Poeta di successo, narratore, ma anche pittore, memoria di quegli anni che hanno segnato la cultura americana del dopoguerra, Ferlinghetti è stato un po' l'imprenditore di tanti amici, l'editore di un gruppo cui letterariamente in fondo non ha mai appartenuto artisticamente. Fu lui a scoprire Ginsberg, Kerouac, Burroughs, Corso e tanti altri, lui a lanciare la prima libreria a basso prezzo nel 1953. Ferlinghetti e Peter D. Martin la chiamarono City Lights, dal nome della rivista cinematografica che Martin stava pubblicando. Due anni più tardi, dopo che Martin si trasferì a New York, Ferlinghetti aprì l'omonima casa editrice, specializzata in poesia.

La più famosa pubblicazione della City Lights fu "Urlo" (Howl), il poema di Allen Ginsberg, che venne inizialmente confiscato dalle autorità. Lui stesso non smise mai di pubblicare le sue opere poetiche a cui, da ultimo, aggiunse il romanzo "Love in the days of rage" e la raccolta "These are my rivers" del 1994, in cui è riunita parte della sua infinta produzione poetica. In Italia esce ora un libro di Pulcinoelefante per i 100 anni di Lawrence Ferlinghetti: Eric Toccaceli, fotografo, amico dello scrittore di San Francisco, ha pubblicato con Alberto Casiraghy, creatore della casa editrice, "Un'avventura d'amore". In copertina un disegno di Casiraghy per illustrarla, il libro propone una poesia che Ferlinghetti aveva consegnato all'amico fotografo e un'immagine inedita scattata da quest'ultimo. Mondadori ha invece raccolto la sua poetica nel volume "Greatest Poems".

Come scrive Leopoldo Carra, "la poesia di Lawrence Ferlinghetti conquista il lettore grazie a molte seduzioni, una delle quali risiede nell’apparente semplicità di certi versi, nella loro disponibilità giocosa, nel loro contatto vivo e ininterrotto con i sentimenti della gente comune". Ma poi precisa che "il miracolo di questa poesia è l’essere riuscita a pronunciare con la stessa scioltezza numerose allusioni a una complessa tradizione testuale, innanzitutto in lingua inglese". Il grande interprete della Beat Generation ha innovato sulla consapevole base di un immenso patrimonio culturale, a partire dal quasi coetaneo Dylan Thomas, per comprendere Pound o Yeats, fino a Whitman, ma anche a tutta la grande poesia inglese dell’Ottocento. L’insieme è il variegatissimo messaggio (impegno civile, ambientalismo, descrizione del quotidiano, struggente meditazione sui genitori perduti) di un artista che concepisce il mondo, pur nella sofferenza che tutti coinvolge, come un "bellissimo posto / per nascere", un posto dove "il poeta come un acrobata / si arrampica sui versi". Nel corso del tempo Ferlinghetti è tornato molte volte nella terra d’origine arrivando ad aprire a Firenze una sezione della celeberrima libreria City Lights. Qui ha ricevuto premi e riconoscimenti, ha partecipato a festival e reading, dimostrando una affabilità e cordialità unica.