È un’azienda veneta, lo Studio Franchetti di Arzignano, a garantire la sicurezza di uno dei ponti più lunghi del mondo - quello che unisce le due città brasiliane di Rio de Janeiro e Niterói attraverso la bocca della Baia di Guanabara.

Rio de Janeiro, una metropoli di oltre sette milioni di abitanti, non ha bisogno di presentazione. Niterói invece, di fronte a Rio, ne conta "solo" mezzo milione, ma le statistiche la indicano come la città più ricca del Brasile in termini di reddito pro capite e qualità della vita. È chiaro che i rapporti tra i due centri sono intensi. C’è però - c’era - un problema: tredici chilometri di mare li separano, ma la rotta terrestre tra le città consiste in oltre cento km di lente strade metropolitane.

Il ponte che oggi le collega - il sesto più lungo al mondo, 13,3 km, aperto nel 1974 - è tra i più importanti lavori civili dell’emisfero sud. Ha compiuto però 45 anni - sette in meno del Ponte Morandi di Genova - e, come tutte le cose umane, invecchia: specialmente restando in contatto con l’acqua di mare. Così, nel 2016, è stato chiamato lo Studio Franchetti di Arzignano, nel Vicentino, a monitorare le condizioni di salute della struttura brasiliana e a definire i necessari interventi di manutenzione per garantirne la stabilità e la sicurezza.

La società, con i suoi 85 dipendenti, è un’equipe allargata di ingegneri e tecnici d’élite che viene chiamata in tutto il mondo per diagnosticare i malanni di infrastrutture chiave come dighe, ponti, gallerie e cavalcavia autostradali e ferroviari - ma anche di strutture storiche, come l’Arena di Verona e l’Arsenale di Venezia. Il grosso dei ricavi deriva comunque dalle operazioni internazionali, specialmente nelle Americhe, Nord e Sud.

Il CEO, il 45enne Ing. Paolo Franchetti, attribuisce la forte domanda internazionale a diversi fattori: "Le infrastrutture, anche quelle percepite come ‘moderne’, stanno invecchiando in tutto il mondo. I disastrosi crolli di ponti che spesso hanno superato la vita operativa programmata, che ora subiscono volumi di traffico mai previsti e, non di rado, sono anche stati trascurati dal punti di vista della manutenzione, diventano sempre più frequenti".

"Sono pochissimi - spiega Franchetti - quelli che riescono a fare ciò che facciamo noi. Abbiamo delle tecnologie nostre ‘non-invasive’ che permettono di sondare queste strutture - di guardarci letteralmente dentro - senza bucarle o danneggiarle in nessuna maniera, e soprattutto dei software molto sofisticati che ‘leggono’ e analizzano in automatico i dati che catturiamo". "Poi, abbiamo un genio in casa, l’Ing. Michele Frizzarin - di Agna, nel Padovano, un comune ancora più piccolo di Arzignano - che ha sviluppato un sistema software capace di prendere tutti questi elementi e di utilizzarli per programmare gli interventi di manutenzione necessari, ottimizzandoli per minimizzare i costi da una parte, e dall’altra, massimizzare la sicurezza strutturale".

Secondo Franchetti: "È come se avessimo una sfera di cristallo - funzionante però, affidabile - che ci permette di dire con sicurezza cosa si deve fare per tenere queste strutture vitali in condizioni di garantire i trasporti e la circolazione della gente, spendendo solo quello che è strettamente necessario". L’ingegno e la laboriosità del Veneto sono celebri. I suoi prodotti fisici vanno ovunque nel mondo. Arzignano però esporta qualcosa di particolare, un’abilità speciale, a momenti da Superman. Ad Arzignano sanno guardare attraverso il cemento armato.

JAMES HANSEN