Lo ius soli? Qualcosa di molto simile. Comunque loro, quelli delle bande delle nazionalità false e fasulle, la nazionalità italiana se la prendevano da soli, con pratiche truffaldine, visto e provato che una legge sulla materia ancora non esiste. E si capisce se esisterà mai, un giorno vicino o lontano.

"Iure sanguinis", tecnicamente è così, si chiama così l’obiettivo perseguito e raggiunto dai cittadini brasiliani in Italia attraverso l’esercizio di false pratiche. Autentiche truffe ai danni dello stato italiano, compiute con la complicità di farabutti nostri connazionali. Funzionari comunali, imprenditori d’accatto votati all’imbroglio, un comandante della polizia municipale, un ex assessore e vice sindaco e, questa è davvero clamorosa, con la complicità di un parroco della Diocesi di Padova. Sì, un reverendo, un sacerdote. Per la rubrica, davvero non c’è più religione.

Verbania, Padova, Modena, Roseto degli Abruzzi, Ospitaletto Lodigiano, le città e i paesi al centro del traffico illecito. Un vero e proprio tsunami si è abbattuto sulle bande di falsari, sgominandole. Arresti a gogò, nell’ambito di operazioni dai nomi chiaramente brasileggianti: "Carioca" e "Super Santos". Giri d’affari loschi e illeciti da sette milioni di euro in pochissimi anni. Complessivamente migliaia di brasiliani hanno conseguito la nazionalità italiana attraverso l’esercizio della pratica illecita. Un giro d’affari enorme, da dove vogliamo cominciare? Si può tranquillamente tirare a sorte, avendo le vicende un unico denominatore comune: l’illecito.

A Padova sgominata la banda che ha messo in piedi un congegno truffaldino da cinque milioni di euro. Una macchina infernale, ottocento pratiche false in pochi mesi. Sette persone arrestate, con accuse di vario tipo, comunque tutte pesanti. Nell’inchiesta di Verbania e Novara, la Guardia di Finanza ha accertato la presenza nell’ingranaggio delinquenziale del parroco di una Diocesi di Padova, fornitore di certificati di battesimo falsi. A corredo della truffa tra Lombardia e Piemonte, nazionalità fasulle a cittadini brasiliani al costo di settemila euro ciascuna, anche compensi ludici e mangerecci: escursioni turistiche al Lago Maggiore con degustazioni di prodotti tipici. Non si facevano mancare nulla gli ingegnosi inventori dello "Iuri Sanguinis".

Cittadinanze sospette ai brasiliani a Roseto degli Abruzzi. Carte false a trecento brasiliani in due anni in Campania. La cittadinanza italiana senza possedere i requisiti di legge. Risultavano abitanti a Brusciano, centro agricolo in provincia di Napoli, ma sul posto non si sono mai visti. I proprietari delle case dove risultavano residenti non li hanno mai conosciuti. L’inserimento fasullo ha consentito, dietro compenso, l’iscrizione nel registro informativo di cittadinanza italiana.

Step indispensabile all’ottenimento del permesso di soggiorno. Tra i soggetti che hanno usufruito della truffa anche diversi calciatori, sparsi alcuni nelle serie minori in Italia, tanti altri però presenti nei maggiori campionati in Francia e in Brasile. Nonché giocatori di squadre di calcio a 5 in Italia. La procedura adottata consentiva l’aggiramento della normativa, che prevede un numero limitato di calciatori extracomunitari nelle squadre di calcio. L’imbroglio è stato smascherato dal procuratore della Repubblica presso il tribunale di Nola, Stefania Castaldi.

La compagnia dei carabinieri di Castello di Cisterna ha effettuato un anno di indagini. L’attività investigativa è riuscita ad accertare che i brasiliani si rivolgevano a un’agenzia di Terni di Luis Sonda Vanderlei, brasiliano, già calciatore di calcio a 5. La prima ordinanza di custodia cautelare è scattata il 3 aprile scorso nei confronti dell’ufficiale di stato civile del comune di Brusciano, Michele Di Maio, e di Vanderlei, responsabili a vario titolo di corruzione e altri reati, tra cui il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il Riesame ha mutuato per Di Maio gli arresti domiciliari in obbligo di dimora.

Quattro gli indagati per associazione a delinquere finalizzata alla falsità ideologica e materiale. Divieto di dimora anche per Luigi Belfiore, impiegato anagrafe del comune di Brusciano, e dell’ex sindaco Nicola Marotta. Divieto di dimora nel territorio di Brusciano al commercialista Nicola Cuccaro, dirigente della squadra di calcio a 5. L’indagine è partita da una segnalazione della Questura di Terni. Incrociati i dati dei tabulati telefonici, delle intercettazioni e della documentazione trovata nel corso delle perquisizioni.

"Un’associazione stabile finalizzata a far ottenere a cittadini brasiliani la cittadinanza italiana ius sanguinis, in difetto di presupposti di legge e quindi volta alla successione indeterminata di delitti di falso in atto pubblico". Funzionava così: gli stranieri si rivolgevano direttamente all’ufficio del Di Maio, sospeso e poi trasferito ad altro incarico. I brasiliani spesso venivano accompagnati d Luis Sonda Vanderlei, in qualità di intermediario. Di Maio certificava il bluff, Belfiore istruiva i procedimenti per l’acquisizione della cittadinanza italiana. Ottenuti il documento, i cittadini brasiliani falsi italiani si presentavano a Brusciano per ottenere la carta d’identità.

Con Di Maio e Belfiore in stanza spesso c’era anche Marotta, all’epoca assessore comunale. Il discorso era anche questo: "Trecento residenti in più, trecento elettori in più". Al magistrato è stato chiesto anche d’indagare in questa direzione. Le schede elettorali però non sono state mai ritirate dai brasiliani presso l’ufficio elettorale.

Cinquemila euro a testa per carte false ai brasiliani, a Ospitaletto Lodigiano, Lodi. Accusate di corruzione, cinque persone sono agli arresti in carcere. Un ufficiale dello stato civile, il titolare di un’agenzia di pratiche migratorie di Monza, trentottenne di origini brasiliane. Reati a gogò anche in questo caso: corruzione di pubblico ufficiale finalizzata a favorire false attestazioni di residenza ai sudamericani per ottenere un passaporto utile e stabilirsi in qualsiasi Paese dell’Ue. Ai domiciliari anche la moglie di un imprenditore brasiliano titolare di una ditta di "noleggio autovelox", con sede in provincia di Verona. La residenza degli stranieri veniva attestata in abitazioni nella disponibilità degli stessi indagati.

Capito, i furboni? La coppia richiedeva ai clienti brasiliani tra i 3.500 e i 5.000 euro per portare avanti la pratica; 1.250 euro andavano ai pubblici ufficiali. I quali si accordavano con il titolare della ditta di "noleggio autovelox" nella concessione diretta del rilevamento del servizio di velocità e relative verbalizzazioni. In queste magagne risulta coinvolto anche il comandante della polizia locale. Provocano sconcerto i numeri di Ospitaletto Lodigiano, un piccolo centro. Durante il 2006, è stata concessa la cittadinanza italiana a cinquecento brasiliani, mai trasferiti nel Lodigiano. Morale della brutta storia: accogliamo tutti, anche lestofanti, imbroglioni, truffatori. Soprattutto i non aventi diritto, che il diritto se lo creano da soli con la complicità di menti bacate italiane.

FRANCO ESPOSITO