Il grido d’allarme lo ha lanciato ufficialmente ieri anche l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, meglio conosciuto come Ocse. Dopo l’Unione europea e Confindustria, arriva dunque un’altra sonora bocciatura per le misure prese da governo gialloverde. Per il segretario generale Angeli Gurria l’economia italiana "è ufficialmente in stallo", ha registrato una modesta crescita dal 2015 alla prima metà del 2018".

Crescita finita, dunque, con l’avvento dell’esecutivo guidato da Lega e MoVimento 5 Stelle. Secondo Gurria, la crescita del Pil dovrebbe registrare un calo di circa lo 0,2% nel 2019, prima di aumentare dello 0,5% nel 2020. Il Pil pro capite è attestato praticamente allo stesso livello di vent'anni fa e il livello di povertà rimane elevato, specialmente tra i giovani. In questo quadro "come trovare - si è chiesto retoricamente - un equilibrio che porti a riduzione del debito pubblico con crescita inclusiva?" Secondo Gurria la risposta è nelle riforme strutturali e in misure che puntino a "accrescere la concorrenza nei mercati protetti, come sui servizi pubblici locali, favorire l'innovazione inclusiva, incentivi mirati - ha proseguito - come quelli previsti da industria 4.0, procedere a una revisione del sistema fallimentare, rimuovere gli ostacoli alla crescita e migliorare l'efficienza della Pubblica amministrazione, della Giustizia e del codice degli appalti".

Nel mirino dell’Ocse, anche i due punti cardini del Carroccio e dei grillini, rispettivamente quota 100 e "reddito di cittadinanza. Secondo l’Organizzazione, la legge di bilancio 2019 definita dal governo "punta giustamente ad aiutare i poveri, ma i suoi benefici in termini di crescita saranno probabilmente modesti, specialmente nel medio termine". In particolare, si è spiegato, il reddito di cittadinanza "stanzia importanti fondi aggiuntivi per i programmi anti-povertà, ma la sua efficacia dipenderà in modo decisivo da miglioramenti significativi nei programmi di ricerca e formazione professionale". Ma l'Ocse ha usato toni critici anche nei confronti di quota 100, ritenendo che la misura "ridurrà la crescita nel medio periodo riducendo la partecipazione degli anziani al lavoro, peggiorerà la disuguaglianza intergenerazionale e aumenterà il debito pubblico".

I dati dell’Ocse hanno fatto andare nel pallone il vicepremier Luigi Di Maio, che ha risposto dicendo all’Organizzazione praticamente di farsi i fatti suoi, che all’Italia ci pensa il governo: "Qualcuno seduto su una scrivania lontano migliaia di chilometri crede che l'Italia per ripartire debba attuare politiche di austerity? Bene, le facessero a casa loro. I nostri prossimi passi sono un abbassamento del carico fiscale alle imprese e un grande aiuto alle famiglie. No intromissioni, grazie. Sappiamo quello che stiamo facendo", la replica piccata del ministro dell’Interno che probabilmente non è riuscito a capire quanto detto dall’Ocse. A fargli capire della risposta inopportuna, c’ha pensato il ministro dell’Economia Giovanni Tria: "L'Ocse non parla di austerity". Che rapporto avrà letto Di Maio?