L’Istat, nella sua Nota di marzo, ha confermato che lo stato di salute dell’economia italiana non è per niente confortante. Anzi, che nonostante ci siano stati alcuni segnali positivi, è "in fase di debolezza". Di positivo, secondo l’Istituto di statistica, l’indice della produzione industriale, in vivacità grazie a un miglioramento degli ordinativi. Stabile il mercato del lavoro, ma nel contempo è aumentata la disoccupazione. Inoltre, il reddito disponibile lordo delle famiglie consumatrici si è ridotto e il miglioramento dei consumi è stato raggiunto attraverso un'ulteriore flessione della propensione al risparmio. Attestato l'indebolimento della fiducia sia delle imprese sia dei consumatori. Insomma, sono dati che devono far riflettere e che vengono a pochi giorni dalla bocciatura di Confindustria, Ocse e dell’Ue per bocca del commissario Juncker.

Dati che comunque non scoraggiano il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, sempre molto ottimista su questo tema, ma che nei mesi scorsi aveva parlato di "anno bellissimo" per l’economia italiana. Sarà, ma i primi tre mesi sono stati da dimenticare. E ieri il premier, intervistato dal direttore del "Corriere della sera" Luciano Fontana, è tornato a esternare parole di fiducia per il 2019: "Nel secondo semestre dell’anno ci aspettiamo una crescita più robusta". "Stiamo facendo di tutto per una crescita economica - ha aggiunto -. Non siamo superficiali e non ignoriamo i trend economici. Siamo consapevoli del momento di difficoltà , non possiamo piangerci addosso, ma siamo ldi certo aboriosi".