Gentile Direttore, ho letto l’articolo pubblicato dal prestigioso quotidiano da Lei diretto, sulla situazione dei pensionati che in Uruguay devono certificare l’esistenza in vita in risposta alla campagna promossa dall’INPS. Dispiace leggere le testimonianze e la rabbia, manifestata da alcuni concittadini che si sono recati a tale scopo in Cancelleria Consolare presso l’Ambasciata d'Italia in Uruguay. Senz’altro c’è disagio in una parte della massa dei pensionati che riscuotono la pensione italiana, soprattutto perché essendo persone anziane, con difficoltà di mobilità alle volte ed abituati (la maggior parte) ad ottenere il rilascio di questo certificato in maniera gratuita c/o il Commissariato del quartiere di residenza, oggi si sono trovati con la novità che lo possono fare soltanto presso la Cancelleria Consolare o da un notaio. Quest’ultimo a pagamento.

Mi preoccupa invece, che non si centri sul vero problema e ci si fermi soltanto sugli orari messi a disposizione dalla Cancelleria per offrire questo servizio. Il problema non sono le due ore o la giornata piena per rilasciare i certificati. Non mi risulta che i pensionati che si sono rivolti al Consolato, fuori dagli orari stabiliti, siano stati mandati via. Il problema è che il Ministero degli Interni dell’Uruguay, ha preso la decisione di non rilasciare più certificati di esistenza in vita presso i diversi commissariati. I motivi, si ha la sensazione, sono prettamente uruguaiani, o perché questi certificati non servono più ai pensionati uruguaiani presso il BPS o per alleggerire la pubblica amministrazione. Ciò che invece è importante ed è il punto centrale per noi e che, con questa disposizione, non hanno considerato (perché molto probabilmente non lo sanno) la situazione di duemila persone circa, sparse in tutto il territorio uruguaiano, che per disposizioni italiane devono presentare questo certificato di esistenza in vita.

Ci troviamo davanti a una situazione in cui le autorità uruguaiane, devono esaudire alle richieste di enti oppure istituzioni italiane, per disposizioni prettamente italiane. La risposta alla domanda su chi deve preoccuparsi in Uruguay di questi problemi ed interloquire con il Ministero corrispondente è chiara: lo deve fare il Capo Missione Italiano in Uruguay o chi da lui designato. Solo con un intervento istituzionale, che trovi una soluzione duratura nel tempo, riusciremo a risolvere questo problema, che non finisce con questa campagna INPS perché ci sono tante altre situazioni, come ad esempio la riscossione mensile della pensione da parte di un familiare delegato. Ancora non siamo a conoscenza di un intervento istituzionale per cercare delle soluzioni a questo problema. Preghiamo pertanto la nostra Ambasciata, di farsene carico di questo problema, che coinvolge un numero così importante di connazionali ed intervenire immediatamente presso le Autorità uruguaiane per cercare una soluzione, che almeno a futuro capovolga questa decisione.

Filomena Narducci - Coordinatrice Patronato Inas Uruguay - Consigliere Comites