Giornalisti minacciati, incarcerati, feriti e uccisi. Sono alcuni degli eroi che hanno operato nel mondo dell’informazione. Ma, come scriveva Bertolt Brecht, "sfortunato è quel popolo che ha bisogno di eroi". Un fatto è certo: un’informazione indipendente è di fondamentale importanza per la democrazia. Ieri si è celebrata la ventiseiesima Giornata mondiale della libertà di stampa. L’evento principale del World Press Freedom Day 2019 promosso dall’Unesco è in corso ad Addis Abeba, in Etiopia. Il tema scelto per le celebrazioni in tutto il mondo è: "Media e democrazia. Il ruolo del giornalismo nel racconto delle elezioni al tempo della disinformazione".

L’evento costituisce il momento per fare il punto della situazione su ciò che un tempo veniva definito "Quarto potere". Un’occasione per monitorare lo stato di salute della stampa a livello globale. Secondo il World Press Freedom Index solo un Paese su quattro può definire libera la propria informazione. Nella classifica di Reporters Without Borders l’Italia è al 43esimo posto su 180 Stati presi in esame. Nel 2018, secondo l’osservatorio Unesco, sono stati 99 gli operatori dei media ad essere stati uccisi, un numero incredibilmente alto e che tocca le 1.307 unità se si prendono in considerazione i delitti portati a termine negli anni compresi tra il 1994 e il 2018.

Il tributo dell’International Federation of Journalists (IFJ) va ai colleghi uccisi sul campo. Nell’elenco delle vittime figura anche Jamal Khashoggi, il giornalista saudita scomparso in ottobre nell’ambasciata del suo Paese in Turchia, assassinato in circostanze misteriose. Lo scorso mese è stata la volta della giornalista Lyra McKee uccisa nelle strade di Londonderry, in un attacco terroristico. Il Paese più colpito rimane l’Afghanistan, con 16 giornalisti uccisi l’anno scorso. Seguono il Messico e gli Stati Uniti. La Committe to Protect Journalists (CPJ) ha ricordato anche il numero di giornalisti in carcere: 68 soltanto in Turchia. Il Consiglio d’Europa ha pubblicato un rapporto che elenca le principali minacce alla libertà di espressione nel 2018 e le azioni che i governi dovrebbero intraprendere per contrastarle.

A questo proposito l’organizzazione si dice "preoccupata per l’aumento delle violenze e delle intimidazioni contro giornalisti e ricorda che almeno due di loro – la maltese Daphne Caruana Galizia e lo slovacco Ján Kuciak – sono stati assassinati lo scorso anno mentre lavoravano ad inchieste su casi di corruzione e crimine organizzato". Tra le situazioni critiche segnalate nel rapporto si registrano le condotte di Russia ed Ungheria, ma anche il governo turco che, nell’ultimo anno, ha chiuso e confiscato tre giornali e una televisione dopo il fallito colpo di Stato del 2016.

L’Italia, "grazie" al Movimento 5 stelle, è finita nel mirino del Consiglio d’Europa. "In Italia – si legge nel rapporto nella parte dedicata all’indipendenza dei media – il vicepremier (Luigi Di Maio, ndr) ha chiesto alle imprese detenute dallo Stato di smettere di fare pubblicità sui giornali e ha annunciato piani per una riduzione dei contributi pubblici indiretti ai media nella legge di bilancio 2019". L’eurodeputata Pd Mercedes Bresso sottolinea che "per il Consiglio d’Europa Luigi Di Maio sia un pericolo per la stampa italiana. La libertà di stampa è un valore fondante di una società civile, democratica e che intende progredire. Il fatto che il Consiglio d’Europa sostenga che il vicepremier e capo politico del Movimento 5 stelle sia un pericolo per l’informazione del nostro Paese indica che l'immagine dell’Italia all’estero è stata compromessa. Un’informazione libera e plurale è alla base di una società in grado di fare scelte consapevoli. La stampa fornisce gli strumenti per comprendere i mutamenti, e ha il dovere di controllare l’operato di chi governa. Nessuno deve assoggettarla".

Per la Bresso, "tra le forme di controllo possibili ci sono quelle contestate a Luigi Di Maio dal Consiglio d’Europa: pressioni finanziarie, favoritismi, appelli alle aziende pubbliche a non fare investimenti pubblicitari sui giornali, riduzione dei contributi all’editoria". Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, nel suo messaggio in occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa, ha detto che "in un momento in cui la disinformazione e la sfiducia nei mezzi di informazione sta crescendo, una stampa libera è essenziale per pace, giustizia, sviluppo sostenibile e diritti umani. Nessuna democrazia è completa senza accesso a informazioni trasparenti e affidabili. Il giornalismo libero è la pietra miliare per costruire istituzioni giuste e imparziali, rendendo i leader responsabili".

Secondo Guterres, "i fatti, non le falsità, dovrebbero guidare le persone quando scelgono i loro rappresentanti. Mentre la tecnologia ha trasformato il modo in cui riceviamo e condividiamo le informazioni, a volte è usata per ingannare l’opinione pubblica o alimentare violenza e odio". Per l’Alto rappresentante per la politica estera, Federica Mogherini, "la qualità dei processi democratici è strettamente connessa con i livelli della libertà di espressione e anche della libertà e del pluralismo dei mezzi di comunicazione. Mezzi di comunicazione liberi, diversificati e indipendenti sono la base stessa di una società pluralista e aperta, e la loro responsabilità è grande: garantire al pubblico informazioni verificate e corrette".

In occasione della Giornata sono state organizzate numerose iniziative anche in Italia. La Federazione nazionale della stampa italiana insieme con Usigrai, Ordine dei giornalisti del Lazio, associazione Articolo21, Amnesty International Italia e Rete NoBavaglio, ha dato vita a un sit-in a Roma, in piazza Santi Apostoli, nei pressi degli Uffici della Rappresentanza dell’Unione europea. Nella capitale è stata presentata e firmata la "Carta di Assisi: manifesto internazionale contro i muri mediatici e l’uso delle parole come pietre". A Campobasso giornalisti in piazza, per sensibilizzare istituzioni e cittadini sulla profonda crisi che investe il settore e che mette a rischio decine di posti di lavoro. L’iniziativa è stata promossa dall’Ordine regionale di giornalisti.

di EUGENIO DE BARTOLIS