Sabato é partito da Bologna la 102ma edizione del cosiddetto "Giro d’Italia", che si conclude il 2 giugno a Verona dopo 21 tappe, pari a 3.518 chilometri. Si chiama "Giro d’Italia", ma si svolge per circa 3.401 chilometri nell’Italia Centro-Settentrionale e per appena 117 chilometri nel resto, o nei resti, d’Italia: meridionale e insulare. Le tappe nell’Italia del Nord, con l’intero percorso nelle regioni settentrionali, sono 13, più due mezze tappe: una tosco-emiliana, l’altra sui territori dell’Emilia-Romagna e San Marino: un totale di 14 tappe complessive, su 21, nel Nord Italia. Fuori del territorio italiano c’è mezza tappa; la nona tappa: Riccione-San Marino. Sono 5 le tappe con intero percorso nelle regioni dell’Italia Centrale, più due "mezze tappe": una toscoemiliana (la 2a tappa) e l’altra laziomolisano-pugliese: in tutto le tappe nell’Italia centrale sono perciò 6.

Chiamarlo perciò "Giro d’Italia" è un inganno, una illusione, un miraggio. Infatti, il cosiddetto "Giro d’Italia" si svolge per 20 tappe nell’Italia Centro-Settentrionale, per mezza tappa nell’Italia Insulo-Meridionale. Più metà tappa sul territorio di San Marino. Su 3.518 km. di percorso, 3.401 sono nell’Italia Centro-Settentrionale più San Marino; e 117 km sono nell’Italia Insulo-Meridionale, in quanto il cosiddetto "Giro d’Italia" sfiorerà per appena 117 km il lembo più settentrionale – ovviamente – della Puglia, mentre le altre 5 regioni Insulo-Meridionale e cinque province, su sei, della stessa Puglia ne saranno escluse.

Il Giro cosiddetto d’Italia di quest’anno non è molto diverso dai precedenti 101 Giri d’Italia; una quindicina di volte - in oltre un secolo – il Giro ha incluso nel suo percorso anche Sicilia e/o Sardegna; altrettanto raramente ha incluso la italianissima Calabria (Vitulia!) e la Basilicata. Molto spesso nel Sud vi è stata una sola tappa, massimo due, tra Campania e Puglia. Quest’anno però siamo al top: mezza tappa al di qua del Garigliano. Gli organizzatori preferiscono percorsi panoramici liguri o la riviera adriatico-settentrionale (ovviamente), ignorando l’intera costa jonica, o itinerari panoramici delle isole o delle costiere amalfitana, sorrentina, salentina… o la bellissima costa calabra tra Sapri e Tropea. Per le tappe di montagna si sono scelti 102 anni su 102 le Alpi e - in un 60-70% delle edizioni del "Giro" - anche una tappa, massimo due, sull’Appennino: centro-settentrionale, ovviamente.

Le conoscenze geografiche della "Gazzetta dello Sport" non vanno oltre: le Alpi lucane, un arrivo di tappa in salita a Potenza o a Catanzaro o Enna, o a l’Aquila per contribuire a farla risorgere; la Sila, l’Aspromonte, i Lattari con il Faito, le Madonie, le Isole Egadi, l’appennino salernitano non esistono. Qualche rara volta il "Giro" è salito sull’Etna o sul Vesuvio, sul Gennargentu. Ma quante volte in 102 anni? Cinque? Sei? Neanche l’anno in cui Matera è "capitale europea della cultura" ha più di tanto attirato l’attenzione dei nordici organizzatori del cosiddetto "Giro d’Italia". E Lampedusa? Un’isola ormai nota in tutto il mondo per gli sbarchi dei profughi dal continente africano: far partire il "Giro d’Italia" da Lampedusa? Ma che sciocchezza! Addirittura in una decina di casi, il "Giro d’Italia" ha organizzato più tappe in Paesi esteri, confinanti e non, che nel Mezzogiorno d’Italia. Perché allora mantenere questa ipocrita denominazione? Giro d’Italia? Di Italia?

FRANCESCO RUOTOLO