Dimezzamento delle rette degli asili nido, sconti sui pannolini e sulla baby sitter, soldi a chi ha figli". Così scrive il vicepremier Luigi Di Maio in un lungo post, pubblicato sulla sua pagina Facebook in occasione della festa della mamma. Le elezioni europee si avvicinano a grandi passi e, di conseguenza, le magie di questi novelli sciamani del cambiamento si moltiplicano, ovviamente a chiacchiere. E proprio sul piano delle chiacchiere in libertà il capo politico dei pentastellati non teme rivali, al pari del suo grande maestro Beppe Grillo.

Tant’è che, al fine di avvalorare la sostenibilità finanziaria di questa ennesima mancetta elettorale, garantisce di avere già un cassaforte le relative coperture: "Il miliardo che vogliamo destinare alle famiglie c’è veramente. Non è uno spot. È il miliardo recuperato dal reddito di cittadinanza, proprio come avevamo previsto e ora stiamo lavorando per metterlo nero su bianco su un decreto legge, visto il carattere emergenziale della misura". Naturalmente quel "c’è veramente" è in linea di continuità con le bollinature di Pulcinella del medesimo reddito di cittadinanza promesso erga omnes quando il Movimento 5 Stelle si trovava all’opposizione. Anche perché, malgrado il drastico ridimensionamento delle miracolistiche misure portate avanti dal Governo giallo-verde, la finanza pubblica è entrata in una vera e propria zona minata, imboccando una traiettoria che ci porta dritti dritti verso il precipizio. Ciò in soldoni vuol dire che il miliardo sbandierato da Di Maio esiste solo nella sua fervida fantasia elettorale, trattandosi di eventuale minore spesa di un esborso complessivo effettuato rigorosamente a debito.

Qualcosa di simile alla finanza creativa dei Governi precedenti, in cui si spacciavano drastici tagli di spesa eseguiti sulla previsione di incrementi di uscite gonfiati ad arte. In tal senso il cambiamento vagheggiato da Giggino costituisce in un robusto ampliamento della fallimentare democrazia acquisitiva, condotta a colpi di bonus, di chi lo ha preceduto. Un terreno politico in verità assai scadente e che, all’interno di un sistema che viaggia perennemente sull’orlo del baratro, non sembra adatto a condurlo molto lontano. Probabilmente non molto oltre la scadenza elettorale del 26 maggio prossimo. Da questo punto di vista, la natura emergenziale del citato decreto salva-pannolini non sembra riguardare le neomamme italiane, bensì la sempre più spasmodica ricerca di consensi di un M5S dato in caduta libera rispetto alle Politiche di un anno fa.

CLAUDIO ROMITI