Stalingrado d’Italia, e l’appellativo sembrava potesse durare in eterno. La piccola Manchester, e anche qui i presupposti per definirla ancora tale sono sempre meno. Sesto San Giovanni, comune di 81500 abitanti a nord di Milano. Sesto dal nome di un’antica strada romana che collegava Milano e Monza, e San Giovanni ad indicare la dipendenza di Sesto dalla basilica di San Giovanni a Monza. Industrie tessili, metallurgiche, della carta e dei libri, l’elettronica e quant’altro. La città degli operai, il cuore rosso d’Italia, la roccaforte del partito comunista. Sesto San Giovanni storicamente rossa, oggi un po’ meno di una volta. Molto meno. Il sindaco è infatti di centro-destra, Roberto Di Stefano, eletto nel 2017 da Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e centristi. Uno scippo al centro sinistra che governava Sesto San Giovanni ininterrottamente dal dopoguerra.

La città ex operaia a pochi chilometri da Milano. Il sindaco di centro-destra l’ha fatta fuori del vaso, in piena campagna elettorale. Chiaro e sconfortante il progetto di dare vita alle elezioni europee in famiglia. La posizione di primo cittadino sfruttata per fare campagna elettorale alla moglie. Mamma, compagnia di vita, e instancabile nemica del suk, la signora Silvia Sardone, consorte del sindaco. L’accusa via Twitter è firmata dalla blogger Selvaggia Lucarelli. "Il sindaco di Sesto utilizza la sua posizione per promuovere la candidatura della moglie". L’accusa bagnata con gocce d’ironia. Ma la coppia non scoppia davanti alle inoppugnabili e insindacabili argomentazioni della blogger. Il sindaco non fa una piega; ci ride sopra la moglie candidata. Roberto De Stefano la butta sul duro. "Ci mancherebbe altro che non possa fare campagna elettorale a favore di una persona che ha fatto così tanto per il territorio. Dovrei farmi da parte solo perché è mia moglie? Via, non scherziamo". La lettera di protesta non coinvolge i sestesi, e non è scritta su carta intestata del Comune di Sesto San Giovanni. "E non l’ho firmata come sindaco".

Candidata con la Lega alle elezioni europee nella circoscrizione Nord Ovest, già pasionaria forzista, Silvia Sardone maritata De Stefano è sulla medesima linea del marito primo cittadino. "Non vedo nulla di male nel sostegno nei miei confronti. Non è una comunicazione istituzionale, non è pagata dal Comune, il marito mio sostenitore non si firma come sindaco". Una querelle? Forse di più, la tipica pochade da rappresentare il giorno delle elezioni. "La lettera è semplicemente un messaggio di chi sa quanto sia importante avere rapporti con i rappresentanti del territorio nelle istituzioni". Acrobazie dialettiche, arrampicate sugli specchi, in palese potenziale conflitto d’interesse. E una rivelazione della candidata moglie del sindaco. "Viene riconosciuta la mia attività in consiglio regionale: così Sesto San Giovanni ha potuto partecipare ai bandi regionali riuscendo in alcuni casi a vincerli, con notevole impatto economico per la città".

Lei, nella candidatura personale alle Europee, non ci vede nulla di strano. Proprio nulla. "Francamente non capisco lo sdegno. Anche perché non ricordo lamentele e segnalazioni per un caso grave dell’anno scorso". Quale, di grazia? "Quando il sindaco di Liscate inviò una lettera con tanto di logo del Comune, in quanto candidato del Pd alle elezioni regionali. Quella sì un’attività scorretta". Questa no, protesta la Sardone. "Poi, se qualsiasi sindaco o amministratore può mandare lettere a sostegno di chiunque tranne a una persona perché ne è innamorato e ha fatto due figli, okay". Silvia Sardone e Roberto Di Stefano sono sposati da tredici anni e hanno due figli. Il sindaco però non ha più rinnovato la tessera di Forza Italia da cinque anni. La candidatura di sua moglie con la Lega ha acceso vibranti polemiche.

La candidata Sardone moglie del sindaco di Sesto San Giovanni detiene il record delle preferenze tra le donne. Ben 11.312 voti alle regionali lombarde l’anno scorso. Lasciata all’improvviso Forza Italia nel pieno di una folgorante carriera politica, a distanza di mesi scrisse una lettera. Chiara e tosta, definitiva. "Non mi riconosco più nella maggior parte delle posizioni politiche nazionali assunte da Forza Italia in quest’ultimo periodo". L’abbondante preambolo a significare il distacco dal partito di Berlusconi. "Reputo le recenti posizioni assunte da Forza Italia purtroppo, molto spesso, simili a quelle del Partito Democratico". Tirata la botta, ecco la svolta, annunciata e attuata. "Reputo le posizioni di Forza Italia in linea con le mie idee politiche nel futuro di questo movimento". Vediamo se con la Lega e il marito sindaco e promotore elettorale riuscirà a mantenersi sui livelli delle regionali 2018. Oltre undicimila preferenze, che non sono bruscolini, proprio no.

Franco Esposito