Stavolta in qualche modo hanno vinto anche i sondaggi che avevano previsto il raddoppio della Lega ed il dimezzamento dei grillini: punto più punto meno è andata proprio così, insomma un ribaltone esatto delle proporzioni di alleanza. Ecco perché ancora una volta diciamo che il governo è morto e sepolto, anche se Salvini a caldo dichiara il contrario, solo per non accollarsi la decisione della fine. Del resto immaginare che il rifiuto dei grillini sulla tav, sulle autonomie, sulla flat tax, sulla giustizia, si trasformi in braccia aperte, è impensabile, per questo Salvini gioca d’attesa.

Oltretutto pensare che nel movimento dei figliocci di Grillo, dopo un dimezzamento elettorale simile, non si apra una resa dei conti da far saltare tutto, sarebbe da sprovveduti e basta. Qui non si tratta infatti di salvare la poltrona, si tratta di resistenza in vita, se i grillini pur di restare al governo piegassero la testa di fronte ai leghisti, finirebbero peggio del vapore acqueo, dunque non c’è scelta, sarà crisi di sicuro. Ma poi siamo sinceri, già litigavano e si insultavano prima, figuriamoci adesso col ribaltone che c’è stato e soprattutto in previsione di una manovra finanziaria al cardiopalmo. Perché da questo momento il nodo gordiano sarà sui conti, sulle clausole dell’iva, sui buchi di bilancio per le sciocchezze fatte, sui 40 miliardi da reperire per quadrare la contabilità. Ecco perché salterà tutto e presto, qualche settimana, la prossima manovra non potrà essere fatta da un esecutivo di orazi e curiazi, qui ci giochiamo il futuro del paese, serviranno scelte chiare e dolorose.

Come se non bastasse poi c’è la volontà popolare, ci sono gli italiani, che confermano la voglia di vedere al governo il centrodestra: del resto basta sommare i risultati per capire che insieme Lega, FdI e Forza Italia sfiorano il 50 per cento. Certo Giorgia Meloni insiste nell’escludere Forza Italia da una maggioranza alternativa, ma sbaglia, perché il 40 per cento striminzito tra lei e Salvini, messo alla prova da possibili elezioni, sarebbe fragile e pericoloso. Come se non bastasse, se davvero FI fosse esclusa, si consegnerebbe il paese alla sinistra, perché un fronte coalizzato dal Pd a Grillo ai cespuglietti comunisti, farebbe un totale superiore di sicuro a quello di Meloni e di Salvini. Insomma che piaccia o meno, il 9 percento o quel che sia, di Berlusconi serve eccome, serve per la certezza di vittoria, per dare alla destra quella forma liberale e pluralista autentica, serve per la democrazia.

Dopodiché è certo che questo risultato dovrà spingere il cavaliere a cambiare, dalla classe dirigente, alle strategie, al messaggio territoriale, alle candidature, il 9 percento è un segnale elettorale di fronte al quale fare finta sarebbe esiziale. In conclusione, prepariamoci ad una lunga campagna elettorale, al ritorno del bipolarismo, perché il risultato delle europee ha posto fine al tripolarismo, i grillini si coalizzeranno col Pd rivitalizzato da Zingaretti e il centrodestra dovrà tornare unito. In fondo quel che avviene conviene e questo scossone sarà stato necessario per capire che il contratto di governo era una follia, un azzardo un’alzata di testa, alla quale gli italiani hanno detto chiaramente, basta.

ALFREDO MOSCA