Come sono solito dire, in un mondo globale, i problemi sono globali e quindi trasversali. Quello che succede altrove, lo vediamo riflesso nella nostra quotidianitá. Giorni fa leggo tra le "Lettera al Direttore" del giornale, quella scritta da Gianni Toffali. Nel testo si dice che "con l’accusa di maltrattamento ai danni degli alunni, un maestro di una scuola elementare della provincia di Verona é finito agli arresti domiciliari. Al Gip ha spiegato che le urla indirizzate ai ragazzi e i pugni sul banco, erano imputabili ai reiterati sbeffeggiamenti della classe di cui da tempo era diventato preda".

Due giorni dopo, il giornale El País di Montevideo, pubblica una nota intitolata "Per abuso separano dalla carica il direttore del Liceo Bauzá". Nel trafiletto si legge che il direttore é stato allontanato dalla sua carica, dietro accuse di studenti, che lo incolpavano di "abuso di autorità". Va detto che il docente aveva la carica di vicedirettore supplente del centro di studi, perché il direttore e il vicedirettore titolari erano in uso di permessi medici per malattia. Probabilmente i titolari non avevano retto e tutto il peso é caduto sul povero supplente. Ultima notizia della settimana: un mio carissimo collega é finito in terapia intensiva (per fortuna solo per due giorni) perché una studentessa gli ha contestato aggressivamente il risultato di un esame. Me che sta succedendo nell’ambito della educazione? È vero che i professori sono cattivi e terribili o - come dice Toffali - siamo di fronte ad un eccedenza di garantismo , che non permette sanzioni disciplinari da parte dei docenti?

Credo purtroppo che le cose stanno proprio cosí: siamo caduti in un eccesso di garantismo, per cui il docente con esperienza (facciamo il caso mio) evita il confronto con l’alunno; sa che qualsiasi reazione brusca nei confronti dello studente puó diventare un "caso" di violenza psicologica ai danni del povero ragazzo. Ai miei assistenti piú giovani raccomando specialmente di non entrare in discussioni sterili con gli studenti e se é necessario dire loro qualcosa di grave, me lo lascino dire a me. Infatti ho sempre paura che ne nasca un conflitto da cui poi sia difficile uscirne. Questa atmosfera di confronto, di silenziosa ostilitá tra docente e alunno, fa sí che ormai non me la sento di lasciare solo a lezione un assistente, proprio per paura di qualche "scontro". Fino a dieci anni fa non era cosí, ma purtroppo la permissivitá attuale ha queste conseguenze.

Tutti gli studenti sono cosí? Certamente no. Anzi la maggior parte degli studenti che ho nei miei corsi sono persone serie e responsabili. Ma quella minoranza, che tutto contesta, che considera ogni correzione come un atto di incomprensione e aggressivitá del docente verso l’alunno, o che su tutto ha da ridire; quella minoranza, ripeto, conta ed é quella che poi porta alla gogna il docente di Verona o quello di Montevideo. Per ora io ho una ricetta che mi salva, ma non posso assicurare che la ricetta funzionerá sempre. L’unica risposta che ho trovato fin’ora alla aggressivitá di alcuni studenti é l’indifferenza. È doloroso affermarlo, ma é cosí. L’indifferenza purtroppo é la migliore risposta allo studente minaccioso.

"Lei mi ha corretto male, il suo voto mi pregiudica", mi dice sicuro il medesimo. Mi trattengo, respiro profondo, e per tutta risposta dico con voce melliflua: "Forse lei ha ragione. Le suggerisco di presentare un esposto al Consiglio di Facoltá, è la via migliore per capire chi ha torto o ragione". Fino ad ora nessun esposto é stato presentato, e lo studente rimane lí imbronciato, senza sapere cosa fare o cosa dire, ma almeno il pericolo di conflitto é stato allontanato. Se c’é una cosa comunque che va detta é che amo molto la docenza e questa esperienza mi unisce alla maggior parte dei giovani. Ma sugli studenti che resistono a ogni tipo di autoritá e sono pronti a mettere i docenti sotto accusa, non so che dire. Penso che potranno averla vinta con il docente di Verona o del Bauzá, ma poi dovranno fare i conti con la vita, che é dura e va affrontata con disciplina e non con provocazioni che la realtá ignora. Quindi nient’altro che esprimere la mia solidarietá con i "docenti sotto accusa".

JUAN RASO