Ci sono libri in cui si è obbligati a mentire per costruire delle storie come avviene nei romanzi. E poi ci sono libri che cercano di ricostruire fedelmente la verità, di dare una testimonianza diretta di quel lungo e affascinante viaggio che è la vita. "Per la prima volta ho scritto solo la verità, ho dovuto fare un grande sforzo. Non ho mai mentito perché non si può mentire a se stessi".

Esteban Valenti, scrittore e giornalista italouruguaiano fondatore e direttore di Uypress, ha scelto fieramente la seconda strada per la sua ultima opera "Naufragios, crónica de mi viaje personal", un’autobiografia che intreccia la vita personale di un migrante con la lunga militanza politica. Presentato martedì sera a Montevideo presso la libreria Más Puro Verso, il dibattito ha visto la partecipazione anche di Emiliano Cotelo, Juan Grompone e Fernando Olivari.

Come racconta il suo protagonista, questo viaggio comincia in Italia negli anni del secondo dopoguerra. La famiglia Valenti parte dalla Sicilia alla volta del Sud America alla ricerca di un futuro migliore. "A 8 mesi mi hanno imbarcato su un relitto bellico. Sono partito da Genova e 28 giorni dopo sono arrivato in Argentina dove sono rimasto per 8 anni prima di scoprire l’Uruguay".

Il racconto prosegue con l’attività politica tra cui l’esperienza dei 4 mesi come responsabile dell’apparato militare e di trasporto del Partito Comunista uruguaiano durante la dittatura, l’esilio in Italia, il ritorno nel Paisito, la crisi del socialismo e il grande naufragio. Un’autobiografia a tratti molto dura che si presenta -forse non a caso- in uno dei momenti più difficili dei 57 anni di militanza politica con la recente e dolorosa uscita dal Frente Amplio: "Quello che più mi fa male è che oggi in Uruguay siamo sempre più lontani dalla rivoluzione che sognavamo".

Amore, politica, armi, Kgb, diamanti. Leggende urbane e verità, enigmi e domande senza risposte: c’è tutto questo e altro ancora nel viaggio personale di Valenti scandito da momenti di felicità, grandi vittorie e amare sconfitte. Questo libro parte da una necessità, l’esigenza di ricordare e comprendere ciò che è accaduto: "La politica ha segnato praticamente la mia vita fin dai primi anni. Ho iniziato a chiedermi una cosa, in che modo il socialismo è caduto sulla mia vita? E poi ancora, cosa ha spinto tantissime persone a rischiare la vita per difendere i propri ideali? Questo è un libro diverso rispetto agli altri che ho pubblicato, fino ad ora non mi ero mai chiesto perché dovevo scrivere. Questa volta invece dovevo farlo, almeno sarò io a raccontare la mia storia e non lascerò questo compito agli altri. Un’altra differenza è stata anche quella di rileggere rapidamente il libro dopo la revisione ma mi ha lasciato tantissime domande".

C’è anche tanta Italia nella cronaca di questi naufragi e non poteva essere altrimenti. La premessa è doverosa: "Io ho scelto di essere uruguaiano per una serie di ragioni. Qui ho costruito la mia vita, con la mia famiglia, la politica e tutto il resto. Nel tempo ho avuto modo di rincontrare l’Italia in tutta la sua grandezza artistica, umana, politica e culturale che purtroppo oggi si sta perdendo. Leggo i giornali, seguo l’attualità e mi viene da piangere. Si è perso quello spessore culturale e intellettuale che ha avuto l’Italia in tutta la sua storia".

di MATTEO FORCINITI