Ancora dentro o fuori per sempre, oggi è il giorno. Cruciale e definitivo. E il rischio questa volta c’è, forte, letale. L’ipotesi che lo storico locale fiorentino "Le Giubbe Rosse" possa chiudere è reale e purtroppo anche vicino. Terza asta fallimentare oggi, le prime due sono andate deserte. Scade a mezzogiorno il termine per lanciare le offerte. Base di partenza un milione. "Se nessuno si presenta, il rischio chiusura per il locale sarà altissimo", avverte il curatore fallimentare del locale nato come birreria. Quello di Valerio Pandolfi è anche un appello. Muovetevi, si muova chi può, prima che sia troppo tardi. Si tiene oggi la terza asta fallimentare dello storico caffè letterario di piazza della Repubblica, a Firenze. Terza e ultima possibilità, rien ne va plus, come alla roulette. La base d’asta si è ulteriormente abbassata. 1,420.000 euro per la prima; la seconda di 1.152.000. Adesso la possibilità di presentare un’offerta residuale di 1.030.000. Il tribunale ritiene di aver fatto lo sforzo massimo.

"È auspicabile che essendo ormai maturate tutte le condizioni, gli imprenditori si facciano avanti". Come detto, dovesse andare deserta anche questa terza asta, "il rischio di chiusura della struttura potrebbe non diventare così remoto", coltiva residue speranze il curatore fallimentare Valerio Pandolfi. La dichiarazione di fallimento delle Giubbe Rosse è del 22 dicembre 2018. Giovedì si arriverebbe al compimento del sesto mese di esercizio provvisorio. Un periodo troppo esteso, lungo, anche per un locale di storica importanza come quello di piazza della Repubblica. Punto d’incontro, in passato, di artisti e letterati. Il Tribunale, nei mesi scorsi, si è premurato di sequestrare il marchio, al centro di un’aspra contesa. Così il locale è rientrato nella competenza del curatore fallimentare. La proprietà ha comunicato intanto le condizioni di affitto per il rinnovo del contratto di locazione, in scadenza nel 2021.

"Le carte sono tutte sul tavolo, a questo punto", scrive l’esclamativo il curatore fallimentare. Aperto nel 1896 dai fratelli Reinghaus come "caffè-birreria", il locale tuttora è il più celebre dei caffè storici italiani. Il nome deriva dalle nuove giacche dei camerieri, che la proprietà da poco entrata aveva cambiato nell’ambito di una ristrutturazione nel 1910. Quando il locale assunse uno spiccato stile liberty. La storia d’Italia e di Firenze ha avuto ampio spazio nel locale. I quadri d’epoca alle pareti a testimoniarlo. Giubbe Rosse anche case editrice di libri. E sede dei litigi tra i futuristi e gli artisti di diverse tendenze. Vi hanno passato giornate a discutere i macchiaioli Rosati e Conti. Hanno avuto tavoli riservati Cartier-Bresson, Montale, Papini, Adengo Soffici, Tecchi, Andrè Gide, e Dino Campana con i suoi "Canti orfici". La bella Italia e il bel mondo alle "Giubbe Rosse".

Cresce intanto la preoccupazione tra i lavoratori. Allarmati i sindacati, in particolare Rosa Anna Lombardo di Filcam-Cgil. "Difficile che il tribunale possa concedere ulteriori proroghe. Abbiamo convocato un’assemblea con i dipendenti, tutti estremamente preoccupati. Alcuni imprenditori hanno fatto squadra e sistema. Si sono avvicinati, però, di fatto, non si sono poi presentati. Che qualcuno, impaurito, possa aver giocato al ribasso ci può stare. La chiusura delle Giubbe Rosse sarebbe una sconfitta per tutti. Anche per gli imprenditori stessi. E totale per la città di Firenze". Chiamate a raccolta le associazioni nel tentativo di pervenire a una soluzione, il sindacato ha fatto una proposta, nessuna risposta. Si lamenta la totale assenza di interlocutori. L’appello ha riguardato Confindustria, Confcommercio, Confartigianato, Confesercenti, Cna. L’oggetto è una richiesta di incontro presso l’unità di crisi della Città Metropolitana. Finora nessuna apertura circa la possibilità di aprire un tavolo o un confronto finalizzati a una soluzione. "Affinchè la sciagura della chiusura delle Giubbe Rosse venga evitata".

Franco Esposito