Festeggiare il gol della bandiera dopo una clamorosa goleada subita potrebbe sembrare alquanto strano e probabilmente inopportuno. Non la pensa così la rappresentanza italiana in Uruguay che ha perso ormai tutto il prestigio di cui godeva un tempo e si aggrappa a qualsiasi cosa pur di cantare vittoria. Questa volta è il turno dei corsi di italiano nelle scuole elementari organizzati dal Casiu (Centro Assistenza Scolastica Italia Uruguay) con la collaborazione del Dipartimento di seconde lingue dell’Anep (Administración Nacional de Educación Pública). Il tutto è stabilito da un accordo tra l’Ambasciata italiana e il CEIP (Consejo de Eduación Inicial y Primaria) che va avanti dal 2003 e che è stato appena rinnovato.

In sostanza lo Stato italiano finanzia -con circa 140mila euro per quest’anno scolastico- due lezioni a settimana di 45 minuti ciascuna. Un’ora e mezza a settimana può bastare per imparare la lingua di Dante? Nonostante gli sforzi e gli impegni delle tante persone coinvolte, che senso hanno questi 90 minuti? Non sarebbe più utile spendere questi soldi per provare con qualcosa di diverso e più innovativo coinvolgendo magari anche altre istituzioni a partire dalle università?

Attualmente, si legge nel comunicato, si impartiscono corsi di italiano in 37 scuole delle quali 13 si trovano a Montevideo e 24 all’interno del paese, in località come Artigas, Salto, Mercedes, Trinidad, Rivera, Maldonado, Melo, Colonia Valdense, Paysandú, Florida, Pando, Carmelo, Tacuarembó, Sauce e Rocha. I corsi sono in totale 157 destinati a quasi 4.000 studenti. A parte il fatto che diverse località dell’interno con forte presenza italiana vengono escluse dal programma, la realtà dei fatti ci dice che le scuole si sono praticamente dimezzate negli ultimi anni: erano 65 nel 2014, sono 37 cinque anni dopo. Questo crollo significa qualcosa?

Il panorama dell’insegnamento dell’italiano in Uruguay continua ad essere abbastanza desolante in linea con la tendenza degli ultimi anni ed è sotto gli occhi di tutti. Oltre alle poche opportunità per studiare italiano nell’interno come già denunciato e senza dimenticare l’emblematico caso del fallimento della Dante Alighieri, a completare il quadro ci sono questi corsi di italiano nelle scuole. E meno male che soltanto pochi mesi fa il ministro degli Esteri Moavero parlava della nostra lingua come "patrimonio dell’identità culturale dell’Uruguay". Davvero si può pensare di difendere il patrimonio culturale portando solo un’ora e mezza di italiano a settimana?

Matteo Forciniti