Silvio Laccetti è il nipote di un italiano emigrato negli Stati Uniti tantissimi anni fa. Vive nel New Jersey, ha insegnato per quarant'anni e ha creato una Foundation che porta il suo nome. Perchè? "Sento che gli abitanti del New Jersey stanno perdendo il contatto con la cultura italo-americana che una volta permeava tutto lo stato". E dire che i discendenti di italiani nello stato sono circa 1,5 milioni e rappresentano ancora oggi la etnia più numerosa. Ma la lingua italiana nel Garden State viene parlata sempre meno. All'inizio del terzo Millennio, era la terza alle spalle dell'inglese ovviamente e dello spagnolo. Ora nemmeno vent'anni dopo, è precipitata al nono posto, superata da sei altre lingue, che vanno dal cinese all'arabo. Al Census gli abitanti del New Jersey hanno confessato che se nel 2000 erano 116.400 coloro i quali potevano parlare la lingua di Dante, ora si sono ridotti a quasi la metà, appena 63.000. Una discesa verso il nulla che nessuno riesce a fermare. Ma almeno, questo possiamo dirlo, c'è chi ci prova: la Silvio Laccetti Foundation. Si trova a Bergen County, la contea più popolosa del New Jersey, con una popolazione che raggiunge quasi il milione di abitanti. Qui lavora la fondazione, cercando, setacciando, analizzando quegli studenti che hanno deciso di imparare e studiare a fondo la lingua italiana. E i 10 migliori vengono premiati, ogni anno. "Purtroppo - questa la triste previsione di Lancetti - il mio timore è che le cifre, al prossimo Census degli abitanti del New Jersey che parlano italiano caleranno ancora...".

Ma questo non lo ferma, anzi diventa uno stimolo a moltiplicare gli sforzi. Così il 'Garibaldi Award', il premio creato da Mr. Laccetti, da consegnare ogni anno agli studenti di italiano, è diventato un obiettivo importante per chi ha deciso di buttarsi sulla nostra lingua, e quella degli avi. Da quando il 'Garibaldi Award' infatti ha cominciato il proprio percorso, non solo si sono premiati gli studenti migliori, sono stati raccolti fondi per gli studi italiani e per fare in modo che le scuole potessero avere corsi della lingua di Dante, che una volta in tutto il New Jersey, erano ovviamente molto più numerosi. "Sono molto grata a Mr. Laccetti" ha raccontato Alessia Lombardi, che l'anno scorso ha ricevuto il riconoscimento. Quando Alessia era alla fine della Middle School, scrisse una lettera alla Lyndhurst High School, l'istituto dove sarebbe andata studiare, spiegando che il quartiere aveva una numerosa Se gli italiani rappresentano nel New Jersey il più numeroso gruppo etnico, lo stesso nome dello stato deriva dal latino Nova Caesarea, dove nova è ovviamente 'nuova' e 'Caesarea' era il nome dato alle isole Jersey fuori dall'Inghilterra, in onore di Giulio Cesare. Dopo l'unificazione dell'Italia del 1861, gli italiani cominciarono ad arrivare numerosissimi nella 'Nova Caesarea'. Circa i tre quarti della immigrazione proveniva dal Mezzogiorno. La maggior parte erano contadini che, sostenuti nei loro paesi esclusivamente da una economia di sussistenza, nell'America cercavano una vita migliore. Dalla terra che lavoravano in Italia, si trasformarono in operai, nelle fabbriche statunitensi, dalla seta ai cotonifici, ma visto che la manovalanza in arrivo era abile nei lavori edili, c'erano muratori, scalpellini, scultori, molti trovarono impiego nella costruzione delle chiese del New Jersey, mentre le donne erano impiegate principalmente nelle fabbriche che producevano abbigliamento.

Trenton, Newark, Patterson, Jersey City furono i centri urbani dove prima arrivarono gli italiani. Poi si crearono colonie agrarie a Vineland, Hammonton, Woolwich, qui si lavorava come stagionali e in ogni area dove vivevano gli italiani sorsero piccole comunità regionali, con i 'paesani' di una zona o di un villaggio d'Italia che si ritrovavano nel New Jersey. comunità italiana e per questo si sarebbero dovuti offrire dei corsi della lingua di Dante. Successivamente la scuola la informò che stavano effettuando colloqui con potenziali insegnanti di italiano. "Ne fu assunto uno di docenti - ha raccontato ancora Alessia - e poi, in seguito alla crescente domanda, ne è stato preso un altro". Ora la Lyndhurst High School offre anche programmi di Advanced Placement. Un piccolo esempio, vincente, di quello che una studentessa, poi premiata dalla Laccetti Foundation ha saputo fare: con la sua personale iniziativa, poi corroborata dagli sforzi di Silvio Laccetti, a Lyndhurst, cittadina di poco più di ventimila abitanti, facente parte di Bergen County, si è ricominciato non solo a parlare italiano, ma anche a insegnarlo. "La probabile causa del declino dell'italiano - ha spiegato Robert DiBiase, presidente della New Jersey Italian Heritage Commission, ente statale creato per promuovere la cultura, la storia, il patrimonio e lingua - è probabilmente da riferirsi alla storia di assimilazione, ormai secolare, nella cultura americana. Infatti fin dall'inizio, durante le prime immigrazioni di massa dall'Italia verso l'America durante gli anni populisti, il bigottismo e il pregiudizio sono stati l'impulso: quella generazione voleva accelerare l'assimilazione della cultura americana". Ovviamente tornare indietro è impossibile, però si può provare ad andare avanti creando interesse per la cultura e la lingua italiana, anche attraverso la strada seguita dalla Silvio Laccetti Foundation.

"Aumentare il numero di persone che parlano italiano non è una impresa semplice - ha spiegato ancora l'ex professore - per gli adulti si tratta di una difficile battaglia padroneggiare una lingua che adesso non è più la propria, ma fornire stimoli, maggiori interessi, incoraggiare così i più giovani, nelle scuole, con i corsi d'italiano, si può fare". Ecco il modo per cercare di invertire una tendenza che potrebbe portare, nel giro di nemmeno troppi anni, alla scomparsa dell'italiano dal New Jersey. E con tanti italo-americani che continuano a viverci sarebbe davvero una beffa enorme.