Seguo poco Rai Italia. A parte i telegiornali, le partite di calcio, qualche Porta a Porta, e Report - trasmissione intelligentissima e vero giornalismo d’inchiesta - trovo i programmi Rai e la televisione in generale un mezzo che distrugge il cervello. Non ti fa piú leggere, pensare, non ti stimola. Molti scienziati hanno affermato che guardando la tv per molti minuti il nostro cervello si blocca in uno stato di fantasia, simile all’ipnosi, in cui le operazioni logiche, la comprensione, la creatività e l’associazione vengono trattenute. Questo vuol dire che funziona appena…
A lungo termine, la conseguenza principale è un deterioramento della capacità di attenzione. Il cervello si abitua ad una specie di letargo e per questo diviene più
difficile focalizzare la mente su qualcosa.Ma venerdí sera, lo confesso, ho benedetto la Rai perché ho potuto assistere ad una versione speciale di una delle piú belle
opere italiane: la Traviata. La bandiera tricolore sul palco con l'inno di Mameli, un omaggio a Franco Zeffirelli e al suo ultimo lavoro.
"Un sogno che diventa realtà" lo ha definito Vittorio Grigolo, giovane e simpatico tenore di fama mondiale. L'opera del grande Giuseppe Verdi si è conclusa con una interminabile standing ovation, gli applausi più calorosi per Violetta e per il direttore Oren. E poi l’ultimo per Zeffirelli che ha curato regia e scene dello spettacolo con la sua immagine sullo schermo.
Uno spettacolo grandioso non solo per l’opera in sé stessa ma per il contorno: i costumi, le voci, l’Arena, Zeffirelli… e Positano…
Sí, Positano, perché Zeffirelli come tutti sanno ha vissuto e amato quel paese che sembra un presepio…
Per anni questo antico borgo di pescatori a strapiombo sulla costiera sorrentino-amalfitana é stato il buon ritiro di artisti di tutto il mondo attratti da un’esistenza primigenia del "paese verticale", a contatto con un paesaggio che divenne subito specchio di una condizione dell’anima. Il vero mito di Positano infatti esplose negli anni Cinquanta, quando cominciarono ad arrivare scrittori, registi, commediografi e attori. Andavano in giro a piedi nudi da mattino a sera, indisturbati e lontani da sguardi indiscreti. Era una sorta di villaggio in cui tutti si conoscevano e dove tutti - ancora oggi - si conoscono, dove la gente del posto si è sempre unita a loro, poco importa se per questioni lavorative, di conoscenza o di amicizia.
Positano era la meta agognata, la terra meravigliosa cantata nel '61 da Vittorio Caprioli, Franca Valeri e Dudu La Capria in Leoni al sole. Nel cast c'erano anche Philippe Leroy, Enzo Cannavale, Carlo Giuffré. I Leoni, metodici ricercatori di godimento estivo e avventure sentimentali spesso più vagheggiate che vissute, si chiamavano Riccardo Parisi Perrotta, Scisciò, i due esistenzialisti, Albertina e Federica Starace.
E Positano era soprattutto Chez Black, O Capurale, la Buca…
"Stasera andiamo da Franco, vieni? Ma ad una condizione, niente articoli sul giornale…"
Carla era apparsa all’improvviso. Lei, la Fracci, la grande ballerina mi stava invitando a cena. A casa Zeffirelli…
Correva l'agosto del 1985, e come ogni anno andavo a trascorrere un po’ di giorni a Positano, al Sirenuse, da "Zio Aldo", il marchese Sersale, cugino di mio nonno, proprietario di quel meraviglioso albergo nato nel 1951 da un primo nucleo storico, ovvero la residenza estiva settecentesca della nobile famiglia napoletana. Zio Aldo,‘o marchese’ era il vero anfitrione di Positano.
Da pochi giorni aveva superato la settantina, ma si tuffava come un sommozzatore da quel meraviglioso gozzo che possedeva e che gli serviva per "acchiappare" amici e portare in giro ospiti Vip del suo albergo. Stavo aspettando lui, quella mattina, come ogni giorno di quell’agosto assolato e profumato al bar della Buca quando la Fracci pantaloni e blusa bianca, foulard dello stesso colore immacolato si avvicinò e mi sussurrò l’invito.
"Allora alle 10 e mezza ti passiamo a prendere…" sorrise la grande ballerina sfiorando le sue labbra sulla mia guancia e ripetendo la stessa operazione con Giuliana Gargiulo scrittrice e animatrice delle folli notti di Positano e Praiano sorella del grande Gerardo il re del trombone che suonava con la band di Renzo Arbore...
E finalmente arrivó il nostre l’ospite, Thomas, Tommaso Foglietta, membro della Camera americana - sarebbe diventato poi ambasciatore Usa in Italia - ospite assiduo
del Sirenuse ogni anno con una giovane amica diversa. Usciamo in mare ché é giá passato mezzogiorno. Finchè navighiamo si sta in silenzio. E in silenzio passiamo davanti all'Isola dei Galli, con la sua torre minacciosa (tutte le torri sono banalmente minacciose) che una volta ospitava la più completa, severa, unica scuola di danza del mondo, divisa in quattro stili, uno per piano. Il patron di quest'isoletta era Nurejev, ma prima ancora il grande Leonid Massìne, uno dei più celebrati esperti dell'arte, amico fra l'altro di Strawinski.
Massìne venne a Napoli nel '36 per visitare Pompei. Se chiederete come mai un uomo come Massìne venisse a visitare Pompei, non aspettatevi una risposta scontata come: per vedere gli scavi. No, il grande musicista doveva mettere in scena il "Pulcinella" di Strawinski ed aveva bisogno di ispirarsi alle radici sommerse della maschera campana. Per questo venne a Pompei. E per questo, trovandosi di passaggio e innamorandosi del posto, comperò l'isola e la trasformò in un luogo di sacerdotale privazione per i ballerini che venissero a studiare le quattro radici della danza: quella russa, quella giapponese, quella italiana e quella americana.
Intanto Giggino, il marinaio ha predisposto il pranzo: fette spesse e trasudanti lattice di treccia di Agerola, pomodori rossi e duri mondi da semi, foglie di basilico
grandi come se venissero dal tropico (e contaminate da un sentore di menta) e poi quello spumante secco e volatile che scorre come la vita e la memoria…
Ormai lontani dal suo abitato vediamo Positano per quel che è: un presepe marino aggrappato disperatamente alla roccia per non precipitare in mare. Oggi è un business avviato, vive di ricordi, di stoffe, di americani che amano mangiare quattro tipi di pasta bevendoci sopra Cocacola e sono pochissimi a ricordare i tempi del tressette e delle lucerne ad olio...
Da Zeffirelli, quella sera, andammo in tanti e ammirammo i quadri di Matisse regalatigli da Coco Chanel, la collezione di mobili fiorentini del ‘400, ceramiche italiane, soprattutto napoletane e siciliane del ‘700 e svariate altre suppellettili di pregio. Per Carla Fracci, "E’ il posto più bello del mondo, Un punto fermo".
Ciò dicendo pensava anche alla bella vasca idromassaggio ricavata da un pollaio, rimesso al mondo grazie alle maioliche antiche dei maestri artigiani arrivati appositamente dalla limitrofa Vietri sul Mare. Nelle stanze arabeggianti si era consumata dal dolore Maria Callas, abbandonata dall’amato Onassis o Liz Taylor che adorava passeggiare per i terrazzi a gradoni sul mare.Il grande regista apparve nell'immenso salone intorno alla mezzanotte regalando abbracci e sorrisi. Le Kessler lo circondarono e lo baciarono con affetto...
Gli ricordai il nostro primo incontro con Luca Viespoli, poi parlammo di New York, di Pavarotti e della cucina di Tony May... Conversazione breve: ero troppo indaffarato a corteggiare la ragazza del senatore americano Tom Foglietta, quella sera...
Ho rivisto Zeffirelli dopo lunghi anni a Positano nei giardini di Palazzo Murat complici i salotti letterari di Mare, Sole e Cultura. Il grande maestro del cinema, positanese di adozione, rimise piede nella città che ha amato il 15 luglio del 2007 per presentare le sue vicende personali contenute nel libro autobiografico uscito proprio quell’anno.
Presentò la sua monumentale autobiografia in cui parlava della sua vita, delle sue grandi imprese, della sua terra. Compresa la Costiera e quell’eremo alle porte di Positano Lui, cittadino onorario di Positano, c’era sempre da quando i 4.315 metri quadrati di terreno edificato in parte, gli fu affidato dagli eredi di un giornalista americano, Donald Downes (che a sua volta grazie ai consigli di Zeffirelli l’aveva acquistata dalla duchessa di Villarosa) "Perché continuasse a farla
vivere". E Zeffirelli la fece trionfare. Al riparo dei limoneti, il regista partorì i suoi film migliori. Lì Christopher Hampton, approfittando della fornitissima biblioteca, lesse per la prima volta "Le relazioni pericolose" di Laclos e ne fece un film. Lì le gemelle Kessler amavano ripensare alle coreografie di Don Lurio. Lì Sting compose una canzone...
Lí ha odiato il grande Nurejev... Lo ricorda bene anche Giuseppe Fantasia...

ZEFFIRELLI E NUREJEV ODIO E DISPETTI
I re di Positano erano due: Franco Zeffirelli e Rudolf Nurejev. Da un lato il ballerino e coreografo - "il cigno", come lo chiamavano in molti, la stella nata sulla Ferrovia Transiberiana a Irkutsk, in Siberia, mentre sua madre si recava a Vladivostok, dove era di stanza il padre, commissario dell’Armata Rossa – dall’altro il regista, sceneggiatore, scenografo nonché politico (per Forza Italia negli anni d’oro berlusconiani) fiorentino.
Il bel ragazzo dai capelli lisci e scuri come gli occhi – un uomo dal carattere impetuoso e poco incline alle regole - e il suo "avversario" dai capelli biondi e gli occhi di ghiaccio, sempre elegante e mai fuori le righe, se non quando veniva provocato. Due belli, due ricchi e famosi con le loro vite invidiate dai più, che quando arrivavano in paese erano sempre circondati da un codazzo di persone: super star hollywoodiane o di Cinecittà, teste coronate, soubrette e tanti, tantissimi ragazzi bellissimi e fisicati, quasi sempre loro amanti che duravano come la fioritura di una mimosa in primavera, in alcuni casi anche meno. Se uno si era ritirato nell’isola di fronte Positano, a Li Galli, l’altro si era fatto costruire una villa immensa poco distante dal centro del paesino, Villa Tre Ville, affacciata sulla baia di Arienzo e con una vista che dava proprio sull’isola del suo rivale.
Nurejev preferiva la compagnia di Aristotele Onassis e Jacqueline Kennedy, Zeffirelli preferiva invece Maria Callas e Pasolini, oltre a tutta una serie di attori, ballerini, coreografi e maestri d’Opera che con lui avevano lavorato o che, semplicemente, lo stimavano come amico e come persona.
Nel corso della loro vita e di quelle estati – per molti indimenticabili– ci fu un tempo in cui si frequentarono anche, poi più nulla. Solo odio e dispetti reciproci, dichiarazioni sempre bellicose ai giornali, persino botte da orbi. In molti ricordano ancora oggi una cena a casa di Zeffirelli - 320 mila metri quadrati con diciannove suite e un eliporto - per il Premio Positano.
Tra gli altri, c’erano anche Gregory Peck e Rossella Falck. Il vociare, il rumore dei bicchieri e delle posate sui piatti fu interrotto da una conversazione ad alta voce tra i due che si trasformò subito in lite, passando al contatto fisico. Zeffirelli finì a terra, steso dai pugni e non solo di Nurejev, allontanato subito dalla villa in cui non rimise più piede. Da qui l’inimicizia continuata fino alla morte (per Aids) del ballerino e mai più ricucita. I ristoratori e gli altri esercenti sulla spiaggia principale avvisavano rispettivamente l’entourage dell’uno o dell’altro per non farli incontrare in piazzetta, per evitare altre risse, altri colpi di mano e schiamazzi decisamente non in sintonia con il luogo. Nurejev e Zeffirelli erano come due tifosi avversari, un po’ come un laziale e un romanista, ma con nessuna voglia di giocare regolarmente nessun derby, perché ognuno di loro diceva sin dall’inizio di un possibile match di avere già vinto a prescindere.
Dopo Nurejev, anche Zeffirelli diede il suo addio a Positano. Nel 2011 venne condannato per abuso d’ufficio per aver preso la scogliera sotto la sua celebre "Villa Tre Ville" nella vicina baia, solo che era nel demanio. Lui, di fatto, l’aveva comprata e ne usufruiva attraverso una società, l’Ipa immobiliare, trascorrendo lì le sue vacanze e aprendo la villa alle star, ma – purtroppo – come molti dei suoi film, da Il Campione a Romeo e Giulietta, il processo che lo coinvolse non ebbe appunto un lieto fine. Quella villa fu poi venduta ad una famiglia di imprenditori turistici di Sorrento, i Russo che l’hanno poi trasformata in un resort extra lusso. Poi fu acquistata da americani e oggi da spagnoli. In ogni caso è lì, che fissa da lontano il paese dalla forma piramidale e con le casine con le facciate color acquerello, ma quell’allure, quel mondo, che c’era, non c’è più. Figuriamoci oggi che Zeffirelli è morto. Ne soffrì molto e il suo addio a Positano e a un’epoca di lustri, divertimento e spensieratezza, fu un doloroso. In molti pensavano che avrebbe voluto riposare per sempre nello splendido cimitero sulla parte più alta di Monte Pertuso, ma in realtà lui ha preferito quello di San Miniato, nella "sua " Firenze. Chissà dove si troveranno adesso entrambi: chi ci crede li immagina incontrarsi di nuovo, stavolta però senza violenza, ma solo con sorrisi...

Mimmo Porpiglia