Nell'Italia dei mille segreti, delle parole pronunciate a fior di labbra, delle mani che coprono pietosamente la bocca per non svelare, per evitare il labiale, perché gli altri non sappiano, eterno richiamo alla privacy sta diventando un mistero buffo. Tutti, ormai, si nascondono, tutti provano ad offuscare il loro pensiero. Nell’emiciclo di Montecitorio sono in molti a coprire con la mano la trincea della bocca, così negli stadi, così nelle conferenze. Tutti i dialoghi sono riservatamente top-secret, tutti hanno da dirsi cose inconfessabili. Sì certo, la tecnologia si è evoluta indiscutibilmente, diventa spesso facile capire le espressioni di un dialogo ma si ha chiara la sensazione di essere arrivati ad un punto limite. Cosa si vuole politicamente nascondere se, ad ogni ora del giorno e della notte, si esterna poi tranquillamente su Facebook, su Instagram, su qualsiasi social network, rivelando le pieghe e le piaghe di ogni passaggio di governo?

Cosa c’è di tanto inconfessabile negli stadi del nostro calcio quando la ricchezza dei commenti invade tranquillamente il pre partita, il post partita e tutti i giorni del calendario? Ricordo che nei primi anni duemila, le tv dello sport vennero avanti con una nuova, clamorosa evoluzione. Lo spogliatoio, il vero sacrario del calcio, sarebbe stato aperto alle telecamere con tutto il suo mondo di segreti, di tattiche, di strategie. Tutti aspettavano con ansia la prima giornata di campionato. Fu una clamorosa delusione. Gli allenatori parlavano poco, non volendo scoprire pubblicamente le loro carte e i giocatori ancora meno. E l’innovazione, strombazzata ai quattro venti, fu chiusa in due mesi. Un autentico fiasco. Perché, in fondo, in un mondo come il calcio, dove gira molto denaro, nessuno pesta i calli a nessuno ed ognuno, pur avendo le sue idee, è portato a tener sempre coperte le sue carte.

E, allora, una volta per tutte, riprendiamo la normalità di un qualsiasi dialogo, non ci nascondiamo dietro una mano, lasciamo che il pensiero corra libero. In politica, nello sport, nella vita di tutti i giorni. Cerchiamo, magari, di arricchirlo di contenuti veri, di temi di un certo spessore, di parole non banali. Per testimoniare a tutti che l’intelligenza ha ancora un valore ed il megafono di una telecamera può essere il filo conduttore di una nuova sfida culturale capace di diffondere solo nuovi semi di sapienza.

GIUSEPPE SCALERA