Europa, alle origini, era una donna. I Greci, che avevano visto e previsto tutto, s’inventarono la storia della bella principessa rapita da Zeus in forma di toro bianco e portata a Creta, a fondare, col figlio Minosse, la prima, favolosa civiltà di quell’area. E l’Europa oggi è donna come non mai, con le nomine della tedesca Ursula Von der Leyen alla Commissione Ue e della francese Christine Lagarde alla Bce. Diciamolo subito, abbiamo superato la fase di stupore traumatico quando una donna arriva ai vertici di un’istituzione. Anzi, alcune di noi – me compresa – provano un leggero fastidio, talvolta, alla sottolineatura "ed è una donna": in molte già andiamo oltre, e dove lo stolto col dito indica una donna, noi vediamo la luna di una personalità, un insieme di talenti o competenze o qualità, un bagaglio professionale, una storia, un carattere, persino difetti. Una persona, insomma.

Ma il nostro mondo, il nostro Paese soprattutto, non è così avanti (e soprattutto è intimamente maschio, e gli viene difficile persino articolare parole come "sindaca", "assessora", "ministra", con la scusa che "suonano male" o "sono brutte", mentre "infermiera", "cuoca" o "modella" sono "normali" e suonano bene…), e siamo ancora qui ad arrancare con le "quote rosa" e quel sospetto insopportabile di protettorato che portano con sé. Sicché oggi Von der Leyen e Lagarde possiamo definirle in un sacco di modi, molto più interessanti per il loro ruolo e la loro storia, prima che "donne": "popolare" e "liberale", per esempio, oppure "medico" e "avvocato", oppure "ministra della Difesa" e "direttore operativo del Fondo monetario internazionale". Tutti i modi in cui possiamo definire queste persone.

Ma è anche vero che il loro essere donne viene pure prima di tutto questo, e ne ricomprende ogni vicenda, sviluppo, scelta. E che, nel nostro mondo declinato al maschile, è ogni giorno più utile dire "ministra", "sindaca", e qualsiasi altra carica istituzionale o di vertice vi venga in mente, e soprattutto esserlo, farlo. Solo le donne possono traghettarci verso un mondo non di generi o qualifiche o appartenenze, ma di persone. Forse è il tempo di fondare un nuovo mito: la bella principessa Europa salva il vecchio Zeus, se lo porta altrove – senza rapirlo, solo persuadendolo – e gli insegna che un nuovo mondo è possibile, dove le persone vengono prima. E se sono persone donne... meglio.