Secondo l’ultimo sondaggio realizzato da Ipsos e pubblicato dal Corriere della Sera, per la prima volta i giudizi sul Governo mostrano una decisa inversione di tendenza, con un indice di gradimento che si colloca a 45 punti, ben 7 in meno rispetto all’ultimo dato relativo ad appena tre settimane fa. Al contrario il premier, Giuseppe Conte, mantiene il proprio consenso senza cedimenti. Oggi gode di un indice di approvazione del 52 per cento, superiore, sia pur di poco, a quello di Matteo Salvini, con cui era in parità poche settimane addietro. Mentre Luigi Di Maio continua nella sua erosione di consensi, già registrata da alcuni mesi, e oggi si colloca al livello più basso da quando ha iniziato la sua avventura di ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, raccogliendo un infimo 25 per cento di gradimento, inferiore di 7 punti rispetto alla precedente rilevazione. Ma anche il leader del Carroccio mostra qualche cedimento: il suo indice attuale scende a 49 punti, perdendo ben 10 punti rispetto al picco raggiunto lo scorso marzo.

In primis, come sottolineato da alcuni osservatori, è probabile che la tenuta di Conte, probabilmente il più evanescente presidente del Consiglio della storia repubblicana, sia da mettere in relazione alla sua ostentata opera di mediazione in merito alla difficile trattativa in atto con l’Europa. Mediazione che allo stato attuale, tuttavia, è sostanzialmente basata su impegni molto vaghi, conditi da altisonanti principi di stampo solidaristico, che non ci porteranno molto lontano. Inoltre, confermando quanto sostenuto in un mio precedente commento, l’inversione del trend nell’apprezzamento dei cittadini/elettori verso l’attuale maggioranza potrebbe essere l’inizio di un inevitabile riallineamento del sentimento di questi ultimi con l’andamento reale delle cose.

D’altro canto, dopo aver promesso miracoli con la cosiddetta manovra del popolo, immaginando stratosferici moltiplicatori a seguito delle loro presunte misure espansive, anche i più sprovveduti si stanno accorgendo alla spicciolata che si trattava di balle spaziali allo stato puro. Infatti, per dirla in estrema sintesi, di espansivo nelle due sciagurate opzioni del Governo giallo-verde, Reddito di cittadinanza e Quota 100, c’era solo un bieco calcolo elettorale, in assoluta continuità con quanto sta avvenendo in questo disgraziato Paese da parecchi decenni. Tanto è vero che, onde dimostrare ulteriormente il crescente scetticismo che sta accompagnando la vita residuale dello stesso Governo, sembra che stia notevolmente aumentando la propensione al risparmio precauzionale da parte degli italiani.

Ciò per il semplice motivo che non ci si aspettano più i miracoli promessi, bensì una qualche stretta fiscale a breve – vedi aumento dell’Iva e delle accise – onde coprire i buchi di una linea di politica economica eufemisticamente dissennata. Tutto questo, in conclusione, non fa altro che avvicinare il momento per una soluzione elettorale del pasticciaccio brutto di una alleanza di Governo che fa acqua da tutte le parti. In alternativa, restando attaccati ancora qualche mese alle poltrone, i pentaleghisti rischiano fortemente di doversi intestare una vera e propria catastrofe. A quel punto, come è sempre avvenuto, la propaganda si ritorcerà loro contro.

CLAUDIO ROMITI