Hanno avuto una straordinaria eco gli strali di Putin contro il liberalismo europeo, da lui recentemente evocati in diverse interviste rese in tutta Europa, Italia compresa. Per il leader russo, come per Trump del resto, il pensiero politico che ha fondato il Vecchio Continente, appare un impaccio intollerabile alle economie liberiste di cui è inossidabile difensore. Soprattutto perché il liberalismo si coniuga troppo spesso e troppo bene con il primato dei diritti civili, un intralcio intollerabile per il neo capitalismo che primeggia in tutto il mondo.

I diritti civili sono vissuti (e sofferti) come un ostacolo, con tutto il carico di bisogni umani che si trascinano, a partire dalla tutela dell’ambiente, della riservatezza contro lo strapotere della tecnologia, degli obblighi di solidarietà, percepiti come necessari da parte di molti in Europa, ma non certo dalle oligarchie al potere. Salvini in Italia, Orban in Ungheria, Kazinsky in Polonia e tutta la allegra compagnia dei sovranisti europei, appaiono come "utili idioti" agli occhi degli oligarchi russi, cinesi, americani, che infatti li adulano, blandiscono, corteggiano, perché coltivino la loro politica di disgregazione della Unione Europea.

Per il neocapitalismo di Trump, Putin, Jinping, meglio trattare con una Europa divisa dal sovranismo esasperato – meglio ancora, con gli Stati Nazionali – che con una Ue forte e coesa. È preferibile per loro, che nei singoli paesi dell’Europa, si affermino manovre autoritaristiche e si perseguano politiche economiche frammentate, anche se molto spesso velleitarie. Ciò non può che favorire quelle invece espansive del capitalismo arrembante russo, cinese ed americano. L’Italia, percepita all’estero come il ventre molle dell’Europa, è da sempre una sorvegliata speciale. Ora è il tavolo dove testare la tenuta di un piano disgregatore della Ue da parte di Trump e Putin. Altro che la bufala delle "politiche di sostituzione etnica" guidate da Soros.

Lo storytelling abilmente veicolato da Salvini e dai suoi misteriosi algoritmi sulla "invasione nera" – narrazione che fa a pugni con i numeri, prima che con la razionalità – con le sue manovre dispotiche, è funzionale ai progetti di una crescita capitalistica priva di ogni controllo. Ciò ad esclusivo vantaggio delle élite finanziarie delle economie emergenti ed anche di quelle classiche, quali quelle anglosassoni, nell’ambito della quale, le manovre per la Brexit ne sono la riprova. Per quanto il Ministro degli Interni si sbracci con i suoi proclami a favorire "prima gli italiani", nella realtà sta favorendo potentati economici stranieri. E non è detto che lo faccia per pura stoltezza.

ANTONIO BUTTAZZO