Alle prese con i rifiuti a Roma, con la Tav che tornerà ad essere oggetto di dibattito domani, a Torino, in un'assemblea con Luigi Di Maio, e, non ultimo, con un possibile rimpasto di governo a cui starebbero lavorando, blindati, il capo politico di M5s, i ministri Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro, insieme al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Stefano Buffagni.

È il quadro che oggi si offre a chi guarda al Movimento 5 Stelle, al netto dei rapporti con l'alleato di palazzo Chigi. Senza contare le tensioni poi rientrate su alcuni provvedimenti parlamentari e lo sfogo dei giorni scorsi di Luigi di Maio nei confronti dell'ex deputato Alessandro Di Battista, che seguono di qualche settimana quello nei confronti del presidente della Camera, Roberto Fico, reo di aver dedicato la festa della Repubblica anche ai rom e migranti.

Partendo da quanto accade nei palazzi della politica nazionale, il rimpasto di governo a cui si sta lavorando dovrebbe arrivare, secondo alcune fonti, prima della pausa estiva. Magari in concomitanza con la nomina - la cui proposta spetta alla Lega - del ministro per le Politiche europee, una casella ancora vuota che potrebbe aprire, a sua volta, altri scenari di cambiamento. A questi si aggiunge l'ipotesi, che gira in queste ore ma che non viene confermata, di un Di Maio che, vicepremier e ministro dello Sviluppo economico, potrebbe lasciare il ministero del Lavoro per essere sostituito da un altro pentastellato.

Il nome che alcuni fanno è quello di Riccardo Fraccaro. Il cambio di squadra nasce dall'ultima assemblea congiunta dei gruppi parlamentari. Si è svolta il 30 maggio scorso e ha registrato un diffuso malumore verso il secondo livello del governo Conte di area M5s che non avrebbe valorizzato abbastanza i territori e non avrebbe tenuto sufficientemente stretti i rapporti con gli eletti.

Da qui la decisione di ricorrere nuovamente al metodo della graticola e fare esprimere a deputati e senatori un giudizio su ciascuno di loro, raccogliendo la valutazione su schede che arriveranno a sintesi con le decisioni che assumerà Di Maio. Il tutto mentre si studia il metodo per eleggere, e non più indicare, i capigruppo e le rispettive squadre di vertice di Camera e Senato. Già girano a Montecitorio alcuni nomi che potrebbero essere votati dai deputati: si parla di Luca Carabetta, Riccardo Ricciardi, Francesco Silvestri, visto che l'attuale presidente in carica, Francesco D'Uva, avrebbe deciso di non ricandidarsi.

Il caso Roma - Quanto al caso Roma, Virginia Raggi ha avuto oggi un lungo colloquio con il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e si è parlato anche della questione rifiuti che invadono la Capitale. Ieri Luigi Di Maio ha pubblicamente blindato la prima cittadina di Roma smentendo qualsiasi frattura con il Movimento 5 Stelle, contrariamente a quanto era trapelato su una sua presunta irritazione riguardo alla visita della sindaca alla famiglia rom ospitata in un appartamento a Casal Bruciato. Atto considerato come assist elettorale per l'alleato di governo. Ma oggi tutto è superato. Su Virginia, sottolinea una fonte qualificata, "i giornali hanno scritto cavolate", per questo Luigi è dovuto intervenire pubblicamente. Raggi? "Oggi è amata di più di tre anni fa nel Movimento", spiegano alcuni esponenti di peso che in passato non hanno negato qualche osservazione critica sull'operato della sindaca.

"Nessuno si spiega come faccia a reggere questa violenza mediatica, viene massacrata da chi ha lasciato questa città in mutande... e più la massacrano più ci stringiamo intorno a lei". E ancora: "Ha messo mano ad Atac, Ama, è un baluardo" della lotta al sistema della corruzione. Ma nel Movimento c'è chi non la vede cosi': "Se Luigi la disconoscesse, disconoscerebbe se stesso dopo averla difesa per tutto questo tempo", nonostante gli errori, osservano. Bisognava "toglierle il simbolo dopo l'arresto di Marra e andare a votare dopo le politiche" vinte da M5s, ma "hanno avuto paura", aggiungono alcune fonti che alla Raggi rimproverano anche poca empatia e poca capacità di fare squadra".

Ma questo della Capitale non è il solo fronte aperto per il vicepremier che ha lanciato la riorganizzazione del Movimento dopo la richiesta degli eletti M5s di poter partecipare più attivamente alle scelte contenute all'interno del contratto e fuori dai luoghi della politica.Per questo, il primo passo, sarà coinvolgere gli attivisti in tour di assemblee regionali che si stanno svolgendo in tutta Italia. Domani, ad esempio, Di Maio so recherà a Torino per una riunione a porte chiuse che ha registrato il sold out degli iscritti. La sala di 550 posti sarà gremita e c'è chi è in lista d'attesa.

Tav sì o Tav no?- Poi c'è la questione Tav che non potrà più essere ignorato. La posizione contraria del Movimento, rispetto all'Alta velocità è nota ed è ancora molto sentita fra gli attivisti. Se ne parlerà proprio alla riunione torinese dove parteciperanno anche i parlamentari piemontesi. Dovrebbe esserci anche il senatore Alberto Airola, uno dei più convinti detrattori di questa grande opera, tanto da minacciare la sua uscita dal Movimento.

Le correnti e i dissidi- Infine, anche se da tutti negata, in questi mesi di governo non è mancata qualche frizione interna tra le diverse anime del Movimento (tra cui i cosiddetti 'fichiani'): correnti mai ufficializzate né riconosciute dagli stessi pentastellati, ma che su singoli temi tornano spesso a differenziarsi. Così è stato ad esempio durante l'esame della riforma della legittima difesa, così è avvenuto anche sul primo decreto Sicurezza e potrebbe ripetersi al Senato in occasione del nuovo provvedimento caro a Salvini. Prese di posizione che hanno portato anche a provvedimenti pesanti, come le espulsioni (da ricordare la cacciata di Gregorio De Falco). Altro capitolo quello che riguarda Di Battista. Dopo il magro risultato delle elezioni europee, l'ex deputato tuonò contro il Movimento e gli errori commessi, tanto da suscitare una dura reazione di Di Maio. E sono tanti quelli che si chiedono quali saranno gli sviluppi futuri.

di MARVIN CECCATO