Non c’è necessità di essere complottisti per immaginare che dietro le rivelazioni dei presunti finanziamenti russi alla Lega ci siano le "manine" o le "manone" di qualche agenzia di servizi, pubblica o privata che sia. La vicenda incriminata non è recente ma avvenuta in occasione della visita a Mosca di Matteo Salvini avvenuta sette mesi fa. Il sito americano che ha lanciato lo scoop è sconosciuto e nessuno è in grado di sapere come sia venuto in possesso di una registrazione che non è stata effettuata dai propri redattori visto che altrimenti la notizia sarebbe stata messa in Rete immediatamente. Bastano questi due elementi per alimentare il sospetto di una storia di "barbe finte".

Ma non serve affatto cercare di calarsi all’interno di un complotto di cui non si possono conoscere i particolari ed i contorni. È più che sufficiente fermarsi alle considerazioni generali che la vicenda porta con sé. In primo luogo quella che dice come il nostro Paese stia progressivamente ritornando ad essere quel terreno di confronto spionistico tra grandi e piccole potenze che è stato dalla fine del Secondo conflitto mondiale fino al termine della Guerra fredda e del crollo del muro di Berlino. In quei decenni il nostro territorio di confine tra i due blocchi è stato trasformato nell’area di azione dei Servizi segreti americano e sovietico in primo luogo, ma anche di ogni altro Paese europeo e mediorientale interessato agli equilibri nel Mediterraneo. Quanto abbia inciso questa guerra di spie di mezzo mondo sulle vicende politiche italiane è impossibile calcolarlo.

Forse tra decenni sarà possibile fare luce su questo pezzo di storia che appare come una storia di un Paese assoggettato agli interessi non solo delle potenze vincitrici della guerra mondiale ma di tutte quelle altre che, al seguito ed in autonomia delle prime, hanno fatto il bello ed il cattivo tempo in Italia ponendola in una condizione di autentico servaggio. La vicenda del sito americano che a sette mesi di distanza dagli avvenimenti diffonde una notizia che può innescare una grave crisi politica, dimostra che il pericolo di una riedizione del passato servaggio (ma è poi mai passato?) è più grave che mai. Con l’aggravante che nei decenni della Guerra fredda i ruoli dei contendenti erano bene o male definiti: gli occidentali contro i sovietici e via di seguito. Oggi tutti operano in maniera autonoma e separata. Ed il servaggio rischia di diventare selvaggio.

ARTURO DIACONALE