Nella vicenda del presunti finanziamenti russi alla Lega ci sono aspetti non solo inquietanti ma anche ridicoli. Come definire altrimenti l’accusa di alto tradimento a Salvini da parte del Partito Democratico, cioè del partito erede diretto del Pci e della sinistra democristiana d’ispirazione dossettiana, per non essere stato fedele alla Nato chiedendo il ritiro delle sanzioni alla Russia? Oppure l’insistenza con cui il leader della Lega continua a negare di conoscere Gianluca Savoini malgrado le centinaia di foto che lo ritraggono con lo stesso Savoini al suo fianco, di lato, di sopra e di sotto? O, infine, l’incredibile tempestività con cui la Procura di Milano ha annunciato l’esistenza di una inchiesta sulla pista dei soldi russi alla Lega trasformando in notizia di reato un pettegolezzo da bar riportato da un oscuro sito americano?

C’è poco da ridere, però, se si considerano gli aspetti inquietanti della faccenda. Primo fra tutti la certezza assoluta che dietro l’intera vicenda ci sia la mano dei servizi. Ma quali? Sedicenti esperti danno per scontato che le "barbe finte" in questione siano americane. Altri esperti altrettanto sedicenti assicurano che si tratta di spie russe. Quelle americane avrebbero voluto punire Salvini per il suo filo-putismo. Quelle russe avrebbe deciso di fare altrettanto per la conversione trumpista del leader leghista. Se questi sono gli esperti di intelligence siamo veramente alla frutta! Perché sulla base della stessa logica da pizza e fichi si potrebbe sostenere che gli spioni potrebbero essere francesi, decisi a punire Salvini per l’anti-macronismo , tedeschi per l’anti-merkelismo o agenti di qualche "Spectre" al servizio delle multinazionali finanziarie decisa a far pagare al "capitano" il suo nazional-sovranismo.

Ma perché la Procura di Milano non apre un’indagine sulle spie che dall’interno e dall’esterno del Paese cercano di condizionarne le scelte politiche? Forse perché un’indagine del genere non si presterebbe a speculazioni? La questione non è di poco conto. Perché di speculazioni inquietanti ce ne sono fin troppe. Prima fra tutte quella che vede il Movimento Cinque Stelle impegnato a pugnalare alle spalle il proprio alleato leghista nella convinzione che Salvini non può reagire aprendo una crisi di governo destinata sfociare nelle elezioni anticipate. Ma un Esecutivo che si regge sul ricatto tra i suoi partners quale affidabilità può avere agli occhi dell’opinione pubblica? Salvini farebbe bene a riflettere su questo punto. D’ora in avanti non sarà più un vantaggio l’essere il motore portante di un governo infido.

ARTURO DIACONALE