Trappole, insolenze, trame, attacchi, sciacallaggio politico, liti e ripicche, fanno oramai parte del vissuto quotidiano di una maggioranza e di un governo, trasformato in una sorta di vero e proprio viperaio, francamente è intollerabile. Qui non si tratta di essere prevenuti, partigiani, schierati, di essere contro, quando non passa giorno senza che da una parte all’altra dell’esecutivo volino colpi bassi e montagne di veleno. Immaginare poi che tutto ciò, come sostenuto da qualcuno, sia solo il frutto di un copione, di una commedia fra le parti, solo per raccogliere consenso, per esaltare le fazioni, per aumentare la fame elettorale, oltreché pericoloso è demenziale. Mai nella storia repubblicana abbiamo assistito a tanto, nemmeno nei periodi peggiori, mai tanti scambi di accuse pesanti, insinuanti, insolenti, tra membri dell’esecutivo e della maggioranza.

Con Lega e i pentastellati si è superato il muro della sopportazione. Oltretutto in cambio di niente, perché in un anno il Paese è sprofondato in un abisso di desolazione, immobilismo e stagnazione che fa temere il peggio. Altroché pericolo scampato col congelamento della procedura, lo spread ridimensionato, il rischio dei mercati allontanato. Si tratta solo di una pausa estiva, perché a settembre di sicuro ritorneranno tutti i dolori di una Finanziaria da paura di fronte alla quale questo governo nulla ha deciso perché nulla può e sa decidere. È la prova della scriteriatezza con la quale si è fatta una alleanza di contrari, del rischio che si sta facendo correre all’Italia e agli italiani, è la conferma che il contratto più che un accordo è stato un baratto di potere e di poltrone. Un governo per funzionare non solo deve avere alle spalle una maggioranza solida e coesa, ma una condivisione di ideali, solidarietà e stima di partecipazione, una linea politica comune, sennò è barzelletta.

È una barzelletta che non esistano più né destra e né sinistra e tutto possa risolversi con un negozio giuridico. Non è vero e lo vediamo. Non c’è contratto che possa scavalcare un progetto culturale, un’idea politica, un modo di pensare, ecco perché siamo alla farsa, anzi al dramma. L’Italia non può permettersi il lusso di giocare agli esperimenti del terzo tipo. C’è in ballo il futuro di tutti, di un sistema, di 60 milioni di persone che non possono assistere alle scene ridicole delle liti di governo. Per questo serve un nuovo voto che faccia chiarezza. Non è vero che in caso di crisi correremmo il rischio di un governo tecnico, oppure di un ribaltone fra Pd e grillini. Chi lo dice è in malafede. In questa legislatura nessun renziano voterebbe mai la fiducia a Zingaretti con Grillo e Casaleggio. Come nessun tecnico, Draghi compreso, che oltretutto pensa ad altro, si prenderebbe il rischio di essere bruciato sull’altare del capo dello Stato.

L’esperimento Cottarelli è bastato ed avanzato. Se fosse crisi il Colle non sfiderebbe la volontà di decine di milioni di italiani che vogliono votare. Con il clima che c’è sarebbe un azzardo grave. Non scherziamo. Per gestire la transizione metterebbe in piedi un esecutivo istituzionale come da prassi costituzionale, punto. Insomma, probabilmente toccherebbe alla presidente del Senato condurre un governo che porti al voto. Questa è la soluzione per uscire dal teatrino di un governo un po’ leghista e un po’ grillino. Bisogna pensare all’Italia, ai giovani, al sud, al lavoro, allo sviluppo della produzione, delle imprese e del futuro piuttosto che alle minacce e alle accuse dentro un’alleanza di colore oscuro…

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