La scomparsa di Andrea Camilleri ha aperto la strada alla successione. Chi prenderà il suo posto al top dei giallisti italiani? Se Salvo Montalbano potrà ancora vivere in televisione, la morte di Camilleri blocca qui la sua carriera immaginaria. E allora ecco che la gara è aperta. Parliamo di un settore letterario che oramai è in cima a tutte le vendite e le classifiche. Gialli e neri, di azione e investigativi, psicologici e procedurali: i romanzi entrati nelle classifiche internazionali sono all’insegna del crimine, in tutte le sue varianti, da Sebastian Fitzek a Ian Rankin, passando per Lars Kepler, fino ad arrivare a Stephen King. In Italia, come negli Usa, in Francia, in Inghilterra e in tanti altri Paesi ispettori e investigativi, psicologici e avvocati dominano i romanzi all’insegna del crimine, in tutte le sue varianti. Vediamo, allora, una carrellata parziale di ispettori e poliziotti che animano le pagine in giallo delle librerie italiane.

Il commissario Ricciardi di Maurizio De Giovanni, nato dai baroni di Malomonte, nonostante le origini nobiliari e la rendita garantitagli dal patrimonio di famiglia, presta servizio presso la regia questura di Napoli all’alba degli anni Trenta. Fin da bambino ha scoperto di possedere la misteriosa capacità di percepire ciò che lui chiama "il fatto", l’estremo istante di vita delle vittime di morte violenta, accogliendone gli ultimi pensieri e le ultime parole. Il commissario Arrigoni di Dario Crapanzano è una sorta di Maigret trasferito nella Milano dei primi anni Cinquanta, ancora segnata dalle ferite della guerra. In comune con l’eroe di Simenon ha il vizio del fumo, in questo caso toscano e non la pipa. L’amore per la buona tavola e lo sguardo disincantato del tutore dell’ordine sono le sue caratteristiche: un tipo che ne ha viste tante e nonostante tutto non ha rinunciato alla propria umanità.

Il commissario Ambrosio di Renato Olivieri, scomparso nel 2013, sta vivendo una nuova vita, esattamente come Simenon. Negli ultimi anni Mondadori ha rieditato i gialli di una penna storica della narrativa di suspense, apparsi per la prima volta tra il 1978 e l’inizio del nuovo millennio. Il pubblico dei lettori ha scoperto così in ritardo un personaggio unico, il commissario Ambrosio, un poliziotto introverso, tendente all’ipocondria, conoscitore d’arte e amante della pittura di Sironi e di Mattioli. Il maresciallo Pietro Fenoglio di Gianrico Carofiglio, anche lui sempre nei primi posti in classifica. Dopo l’esordio in Una mutevole verità, Gianrico Carofiglio riporta in scena il maresciallo dei carabinieri Pietro Fenoglio, colto e malinconico torinese trapianto a Bari, per affidargli l’indagine su una guerra intestina alla "mafia stracciona" pugliese, scoppiata proprio nell’anno fatale 1992, insanguinato dalle stragi di Capaci e di via d’Amelio a Palermo. Carofiglio, ex magistrato, riesce anche a pubblicare libri in cui, oltre le sue indagini, non rinuncia alle proprie battaglie politiche e sociali.

Il sergente Sarti Antonio del bolognese Loriano Macchiavelli è ormai un habitué dei lettori di gialli. Dopo tredici romanzi in veste di "questurino" nella Bologna spazzata dalla contestazione politica, Sarti Antonio muore nell’aprile 1987 per volontà del suo autore Macchiavelli. Quattro anni dopo esce in televisione il primo telefilm ispirato alle indagini dell’investigatore colitico con una repulsione per le armi. Allora, messo alle strette, Macchiavelli "resuscita" la sua creatura più celebre e fortunata. Viene dal passato anche il commissario De Vincenzi di Augusto De Angelis, scrittore scomparso nel 1944, che ha un suo motto personale: "Il delitto è una derivazione della personalità". Per questo l’arguto De Vincenzi, "commissario e poeta", a capo della squadra mobile del capoluogo lombardo, passa le notti al commissariato di piazza San Fedele rifugiandosi negli scritti di Platone, San Paolo e Freud, anteponendo gli indizi psicologici ai rilievi della Scientifica. Protagonista di una serie di quindici romanzi pubblicati per la prima volta tra 1935 e 1942 e ora di nuovo in libreria.

Dante Torre e Colomba Castelli di Sandrone Dazieri sono una coppia collaudata di investigatori, stile detective americani: lei è vicequestore della mobile capitolina e preferisce seguire il proprio istinto anziché le regole; lui è un esperto di persone scomparse e abusi infantili. Dante assomiglia a David Bowie ai tempi di "Let’s Dance" e porta nel corpo e nell’animo le cicatrici di un passato che lo ha quasi annientato per mano di un aguzzino che si faceva chiamare "il Padre". Il commissario Vivacqua di Carlo F. De Filippis è un personaggio burbero e schivo ma dotato di una mente affilata. Il commissario Vivacqua, siciliano trapiantato al nord, indaga nei meandri della Torino bene. Nella sua ultima indagine, però, gli tocca un caso "fuori porta", a Carmagnola, dove un artista è stato barbaramente assassinato. A spuntarla sarà l’intelligenza di Vivacqua o il fattore imprevedibile capace di capovolgere le sorti di ogni battaglia, come insegna il "paradosso di Napoleone"?

Annibale Canessa del ligure Roberto Perrone è un uomo di punta nella lotta al terrorismo. "Carrarmato Canessa" lo chiamavano perché era irruente, forte, deciso, prima di quel giorno nero del 1984 in cui tutto è crollato e lui ha lasciato l’Arma, preferendo l’esilio nel suo paradiso personale sulla riviera ligure. Ma qualcosa, adesso, lo spinge a ritornare in gioco. Il vicequestore Schiavone di Antonio Manzini è forse il più indicato a seguire le orme del successo di Camilleri perché appartiene alla scuderia Sellerio. È un signore burbero e manesco, ma al contempo estremamente affidabile. È un vicequestore della polizia di Roma che viene trasferito in Valle d'Aosta dopo aver riempito di botte uno stupratore seriale, figlio di un politico molto influente, deciso a fargliela pagare. Profondamente innamorato di sua moglie Marina, Schiavone porta con sé il dolore del lutto da quando la donna muore uccisa in un agguato diretto a lui. Manzini ha messo in piedi una serie di grande successo, molto apprezzata anche dai critici.

Sempre da Sellerio esce la serie di gialli di Alessandro Robecchi che ha esordito nella narrativa nel 2014 con il noir "Questa non è una canzone d'amore", uscito anche in lingua spagnola. Nel 2015 pubblica "Dove sei stanotte" con lo stesso protagonista della serie, Carlo Monterossi. Ad inizio 2016 esce il suo nuovo romanzo, "Di rabbia e di vento" ancora con Monterossi come protagonista. Nel 2017 ecco il quarto romanzo della serie, "Torto Marci" seguito nel 2018 da "Follia maggiore" che vede come protagonisti Carlo Monterossi, Oscar Falcone ed i sovrintendenti di polizia Ghezzi e Carella.

Infine il personaggio creato dal genovese Bruno Morchio è Bacci Pagano, un investigatore privato genovese, ironico e disilluso, amante della musica di Mozart, del buon vino e della buona tavola oltre che delle donne (fra le quali Mara, la sua compagna psicologa, che lo definisce "analfabeta dei sentimenti", giudizio che Bacci ripete sovente a se stesso). Viaggia su una Vespa amaranto e non porta le mutande; secondo il suo autore sta sempre dalla parte dei perdenti perché figlio di un operaio genoano e comunista. Protagonista dei romanzi di Morchio è Genova, filtrata dagli umori e dalla memoria del protagonista e raccontata privilegiando alcuni quartieri, come la delegazione operaia di Sestri Ponente, il levante cittadino, ricco di crêuze che scendono al mare, la circonvallazione a monte e, soprattutto, la città vecchia con i suoi carruggi, i palazzi fatiscenti ed il suo popolo fatto di artigiani, pensionati, immigrati e bagasce.

Marco Ferrari