Da poco meno di un anno, Lucio Malan è responsabile del Dipartimento italiani all’estero, mentre al Senato è Vice Presidente Vicario del Gruppo Forza Italia Berlusconi Presidente. Numerosi gli argomenti trattati, tutti con protagonisti gli italiani all’estero, a cominciare da quelle che sono le loro priorità che il mondo politico dovrebbe affrontare. "Il vostro quotidiano illustra queste priorità con la sua opera di informazione meglio di come saprei fare io. Comunque, credo che il riacquisto della cittadinanza per coloro che l’hanno persa a causa di leggi ormai superate, benché coinvolga un numero limitato di persone, sia una questione di giustizia verso i nostri concittadini che vivono all’estero. Inoltre, va potenziata e resa efficiente la nostra rete consolare per dare concreto supporto a qualunque italiano si trovi temporaneamente o stabilmente all’estero. Ci sono degli interventi di carattere fiscale: in generale le tasse sulle case vanno drasticamente ridotte per tutti, e quelle che riguardano i rifiuti e simili devono tener conto della differenza tra chi abita in quell’immobile e dunque ne produce, e chi invece ci vive pochi giorni all’anno o meno. Andrebbe poi sviluppata una sinergia, una rete di collaborazione, tra l’Italia e gli italiani all’estero in certi settori economici e commerciali, come fanno altri paesi. Certo, noi italiani siamo individualisti, ma anche dotati dell’intelligenza necessaria per comprendere che la collaborazione è utile a tutti".

Facciamo il punto sulla riduzione dei parlamentari che ha ovviamente coinvolto anche gli eletti nella circoscrizione Estero: qual è stata la posizione di Forza Italia?

"Fin dalla prima lettura, con i nostri eletti all’estero, i senatori Francesca Alderisi e Raffaele Fantetti e l’onorevole Fucsia Fitzgerald Nissoli, abbiamo presentato e votato gli emendamenti che preservavano la rappresentanza degli italiani all’estero, e tutti i nostri senatori e deputati li hanno votati, benché questo penalizzasse il numero degli eletti in Italia. In questa occasione il relatore, il leghista Roberto Calderoli, ha addirittura detto, basta leggere i resoconti, che in base al principio "No taxation without representation" gli italiani all’estero non dovrebbero neppure votare perché non pagano le tasse in Italia. Quel principio dice proprio l’opposto: che non puoi tassare gente cui non concedi il voto. Altrimenti bisognerebbe togliere il voto ai nullatenenti".

Sempre in riferimento alla riduzione dei parlamentari esteri, si è parlato di “squilibrio democratico”: è d’accordo?

"I numeri sono molto chiari: dalla prima applicazione della legge, nel 2006, i votanti all’estero sono aumentati del 20%, mentre quelli in Italia sono diminuiti del 14%. Questo ha portato a una situazione in cui in Italia c’è un senatore ogni 109mila votanti, e all’estero uno ogni 210mila. Se poi facciamo il calcolo sugli aventi diritto al voto siamo a un senatore ogni 150mila elettori in Italia e uno ogni 705mila all’estero. Ovviamente, alla Camera le proporzioni sono le stesse, cioè inaccettabili. Con la riduzione del numero totale dei parlamentari, si introduce anche un’altra stortura: al Senato solo il partito più grande avrebbe rappresentanti, come nelle dittature. Dunque, nelle varie ripartizioni, sulla base dei risultati del 2018, ci sarebbe una percentuale tra il 67 e il 72% di voti che non troverebbero alcuna rappresentazione. Peraltro, una situazione molto simile ci sarebbe anche nella metà delle regioni italiane. Uno sfregio alla democrazia".

Parliamo di informazione, esattamente di Rai Italia, nata come fondamentale strumento di informazione e “contatto” con l’Altra Italia: qual è la sua opinione?

"Innanzitutto, bisognerebbe che Rai Italia fosse trasmessa anche in Europa e non solo negli altri continenti. Poi va detto che sono stati fatti tagli pesanti nelle risorse a disposizione di quel canale, con ovvie limitazioni alla possibilità di auto produrre i programmi. Bisognerebbe che la Rai capisse quanto Rai Italia sia importante, e quanto più potrebbe esserlo, non solo per gli italiani all’estero ma anche per l’immagine dell’Italia all’estero".

Nonostante si continui ad andare all’estero, in molti non si iscrivono all’Aire per non perdere il diritto all’assistenza sanitaria in Italia, anche questo tema è stato e continua ad essere oggetto di dibattito; i vostri parlamentari hanno presentato proposte per evitare, per chi si iscrive all’Aire, la perdita di questo diritto?

"La maggior parte dei paesi non fornisce assistenza gratuita neppure in patria, l’Italia, invece garantisce assistenza gratuita e, nonostante certa cronaca e alcune eccezioni, di alto livello. Sarebbe facile promettere tutto a tutti, ma io sono del parere che si promettere ciò che si è sicuri di mantenere".

Altra annosa questione, da tempo oggetto di proposte legislative, che ha già annoverato tra le priorità: il riacquisto della cittadinanza… qual è la posizione di Forza Italia?

"I nostri parlamentari hanno presentato proposte in questo senso. Come ho detto, il recupero della cittadinanza per quelli che ne sono stati privati per leggi ormai giustamente abrogate è certamente doveroso. Sugli altri casi, ma questo è un pensiero personale, occorre intervenire, ma con attenzione per evitare abusi. Non si può pensare che chiunque scopra che uno dei suoi sedici trisnonni era italiano, possa avere la cittadinanza. Una cittadinanza troppo facile è un ostacolo oggettivo ad avere diritti per i veri italiani all’estero".

Il prossimo anno sono previste le elezioni per il rinnovo dei Comites, organismi di rappresentanza di cui, insieme al CGIE, periodicamente viene messa in discussione la sussistenza. Pensa si tratti di realtà che non hanno più motivo di esistere o che, al contrario, andrebbero rivitalizzate?

"Non si può pensare che i cinque milioni di iscritti all’Aire non abbiano altro strumento di rappresentanza e organizzazione che i 18 parlamentari (che Lega e 5 stelle vogliono ridurre a 12). Certo, una rivitalizzazione sarebbe utile, alla luce dei cambiamenti degli ultimi decenni, ma molti dei componenti di quegli organismi stanno già svolgendo un ottimo lavoro".

Anche per quanto riguarda il voto all’estero, si assiste spesso a posizioni apertamente contrarie, e si continua a parlare di riformare la legge a cominciare dal sistema di elezione, attualmente per corrispondenza: è un diritto che va salvato? E quali aspetti, eventualmente, devono essere oggetto di riforma?

"Ho già citato un noto politico che si è schierato contro il diritto degli italiani alla rappresentanza parlamentare. Sul sistema di elezione occorrono misure per evitare gli abusi: il voto per posta è problematico, ma con qualche accorgimento si possono limitare al minimo i brogli. È chiaro che ogni accorgimento in più rende un pochino più complicata l’espressione del voto, dunque chiedo sin d’ora agli organi di informazione come il vostro di essere pronti a spiegare bene le eventuali novità".

Infine, domanda d’obbligo… quanto sono lontane le elezioni?

"Se la legislatura non va al suo termine naturale, marzo 2023, sarà perché Salvini riterrà più conveniente anticipare. Per gli italiani la convenienza è che questo governo finisca il prima possibile: in questi 14 mesi ha già fatto danni pesanti e durevoli al nostro Paese".

Giovanna Chiarilli