Il Governo che non c’è più rischia di compromettere nell’immediato il progetto della New Alitalia. Senza i soldi pubblici la situazione potrebbe precipitare, sulla strada di disagi che affiorano giorno dopo giorno. Recentissimo quello relativo alla posizione di Delta, la più antica compagnia area statunitense, le cui scelte hanno seminato momenti di forti perplessità all’interno della cordata che si è formata per il salvataggio dell’ex compagnia di bandiera italiana. Ferrovie dello Stato, Atlantia, la stessa Delta, con l’intervento ovviamente fondamentale del Tesoro.

Ma di quale Tesoro parliamo se del Governo in Italia esistono in questo momento solo i cocci. Sotto forma di litigi, polemiche, prese di posizioni in nome della politica. Qualcosa di disgustoso che di più vomitevole non si può. Questo è quanto. I tavoli tecnici continuano comunque, in forza della saldatura che si è creata tra Ferrovie dello Stato, Atlantia, Delta. Una rapida pausa è prevista a Ferragosto, poi i confronti riprenderanno. "E andranno avanti", assicurano i soci intenzionati a diventare gruppo nell’ambito del progetto Nuova Alitalia. I tre soci promettono di adoperarsi al massimo per il salvataggio. Però, una domanda: se, quando e quale ministro dell’Economia si accomoderà a settembre ad ascoltare l’offerta e il piano industriale definitivi della cordata. Ferrovie dello Stato ne è il pivot, il punto centrale indicato per rimettere in linea di decollo la compagnia di bandiera. In queste ora la concentrazione resta comunque alta: necessita districare la complessa matassa ed evitare il tracollo dei conti pubblici del Paese Italia.

La scadenza del 15 settembre per l’offerta vincolante su Alitalia resta scritta nell’agenda di Fs, Alitalia e Delta. I tre soci tirano dritto come se lo strappo in ambito governo non si fosse mai verificato. Il percorso prescinde infatti, per ora, da provvedimenti governativi. Si tratta, nel caso, di un evidente vantaggio, a fronte delle emergenze industriali appese al decreto legge varato da Palazzo Chigi.

Il "salva intese" scritto evidentemente sull’acqua poche ore prima che la crisi esplodesse in tutta la sua virulenza. Acqua fresca sono diventati ora l’Ilva, la reintroduzione di tutele legali per i manager di Arcelor Mittal, Whirlpool, ed ex Alcoa con fondi sull’occupazione e sconti all’energia. E tutti gli altri casi, banche comprese, scossi dalla caduta dell’Esecutivo per un totale di oltre 250mila lavoratori, dei quali almeno 45mila legati a forme di intervento pubblico. Come appunto i 12mila dipendenti Alitalia. Il piano di rilancio della compagnia dei tre non registra al momento cambi di rotta. L’offerta verrà formulata il 15 settembre.

L’impegno ha trovato piena conferma nell’intervista rilasciata al Corsera dall’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, Gianfranco Battisti. "Siamo insieme con la prima compagnia del mondo, la Delta, e con Atlantia, che è una delle maggiori al mondo nel suo settore. Dobbiamo metterci impegno per non riuscire". Fermo restando la possibilità (o l’esigenza) che la prima bozza di piano industriale potrebbe subire sostanziali modifiche. Fs punta all’integrazione tra trasporto aereo e su rotaia. Esempio: un biglietto unico per il turista che arriva in aereo a Roma e prosegue in treno per Firenze o Venezia. Atlantia guarda al rilancio dei ricavi di Nuova Alitalia attraverso il rafforzamento rotte intercontinentali, Stati Uniti in primis.

E al miglioramento dei servizi di terra della compagnia. Obiettivi strettamente collegati alla necessità di salvaguardia dei ricavi garantiti ad Adr dall’aeroporto di Fiumicino. Laddove bisogna tenere necessariamente conto del riflesso dell’operazione Alitalia sui rapporti tra Autostrade del gruppo Benetton e lo Stato. I ministri grillini, nei giorni scorsi, minacciavano il ritiro della concessione autostradale. Proprio mentre in Borsa il titolo Anspi era l’unico a festeggiare la caduta del Governo. Delta, poi, continua a essere osservata con sospetto dai sindacati. Le organizzazioni la ritengono portatrice di interessi competitivi con quelli di Alitalia. Considerazioni che hanno mantenuto serrato il confronto di Fs e Atlantia con gli statunitensi. E non è escluso del tutto che il confronto non possa inasprirsi. A fronte delle incertezze un unico punto fermo.

I 900 milioni del prestito ponte del Tesoro che ha consentito ad Alitalia di continuare a volare. E i 9 miliardi spesi dai contribuenti italiani al capezzale della compagnia. L’auspicio-speranza è che questa sorta di allattamento finisca in maniera definitiva.

Franco Esposito