Roma capoccia, intanto in Italia. Ne rivendica il ruolo sinonimo di potenza a autorevolezza il sindaco Virginia Raggi. Destatasi improvvisamente dal sonno, bacchetta il suo sodale Luigi Di Maio, che l'ha messa in Campidoglio d'intesa con Beppe Grillo and company, e picchia anche su Lega e Pd. "Niente, non c'è traccia di Roma Capitale nei punti presentati al presidente Mattarella". Ma come, signori miei, considerate la capitale d'Italia alla stregua di cittadine venti volte più piccole? Uno scandalo, datevi una mossa, riparate. "Quale che sia il nuovo Governo, tenga conto dei poteri da assegnare a Roma per consentirle, insieme con i romani, di competere con le altre capitali europee".

Davvero stupefacente, signora Raggi, sindaco Raggi: è stata o no lei la prima a declassare Roma negandole la certezza di poter organizzare le olimpiadi del 2024? Dispiaciuta, non sorpresa dai recenti accadimenti politici, Virginia Raggi invia un particolare saluto al premier dimissionario. "Abbiamo stabilito con Conte un'intesa speciale e svolto un ottimo lavoro. Il dialogo con lui è giù in stato avanzato. Adesso urge l'approvazione di una nuova legge elettorale, con questa è impossibile raggiungere una maggioranza stabile in Parlamento". La scoperta dell'acqua calda. Esternazioni da primo cittadino che si ricorda dell'importanza del ruolo magari solo a giorni alterni, sopravvengono in piena crisi politica e istituzionale. E vanno ad intrecciarsi con episodi di cronaca nera e nerissima che confermano, questi sì, a Roma il titolo di capoccia almeno in Italia.

Al centro delle questioni l'immondizia, i rifiuti con i loro derivati. I cassonetti anche in questo caso protagonisti della cronaca romana. Accanto ad essi, a Ponte Mammolo, all'altezza del civico 24, è stato rinvenuto il cadavere di una persona quarantenne. Un uomo morto tra i rifiuti: a Roma una roba del genere mancava, non si era ancora vista. Il corpo senza vita è stato trovato al fianco dei cassonetti alle sette di mattina. Presentava un'ampia ferita da taglio all'altezza del polpaccio destro. Escluso però che possa essere stata la coltellata la causa della morte. L'uomo ammazzato era conosciuto nella zona come tossicodipendente. Si sospetta che la sua uccisione sia avvenuta nel corso di una lite. Il corpo sarebbe stato poi trascinato per metri prima di essere deposto di fianco ai cassonetti dell'immondizia. La Procura di Roma ha aperto un'indagine. Gli agenti della Compagnia Montesacro e i poliziotti del Nucleo Investigativo della questura hanno perquisito l'abitazione dell'uomo.

Dai cassonetti di Ponte Mammolo a quelli in cui manifesto si è presentato lo scandalo agli occhi dei romani e dei cittadini telespettatori Rai o frequentatori dei social. Anche questo un reato, e del tipo disgustoso, increscioso, rivoltante. Più o meno gli aggettivi usati dal sindaco Virginia Raggi. "Lo scandalo Ama", hanno titolato i quotidiani della Capitale, giustamente proprietari di chiare sensazioni di schifo. Lo scandalo dei dipendenti della società che raccoglie i rifiuti in città, pagata profumatamente dall'amministrazione comunale di Roma. Diffuso dal Tg regionale Lazio dalla Rai, il video ha compiuto e completato rapidamente il giro dei social. A Roma lo hanno visto in tanti, la maggior parte della cittadinanza, quei tre milioni di abitanti citati dal sindaco Raggi. Il filmato che cosa mostra? Due dipendenti Ama che danno da mangiare rifiuti di cocomero ai cinghiali di strada. Ma come, direte, no, una cosa simile non è possibile. Invece sì, il video è la prova inoppugnabile di una grave sconcezza. Che si manifesta nell'ambito dell'emergenza rifiuti nella Capitale. Un privilegio di Roma ormai datato. Il filmato mostra gli operatori Ama nell'atto di estrarre il cibo dai sacchetti a perdere e svuotarne il contenuto in terra di fronte ai cinghiali. Mangiate anche voi, nutritevi, povere bestie.

Virginia Raggi chiede all'Ama di assumere provvedimenti a carico dei dipendenti. E alla Rai rivolge un grazie grande così per aver mandato in onda il filmato-denuncia. "Questa non è una bravata", fa notare con chiara durezza il primo cittadino. "Un fatto grave dare da mangiare ad animali selvatici in piena città. La colpa è tanta più grossa se chi la commette dovrebbe garantire la pulizia della città". Gesti, questi, che offendono, continua la Raggi, "i lavoratori dell'Ama che operano con impegno e dedizione ogni giorno nelle strade di Roma". Mele indubbiamente marce in un cesto di dipendenti onesti lavoratori. Però, in ambito Ama, non è la prima volta che si verificano episodi d'infedeltà al lavoro e al buon nome dell'azienda. I precedenti raccontano di dipendenti Ama sorpresi a rubare carburante dai mezzi aziendali; altri impegnati nello scarico nei tombini di olio di frittura sfinito. Da qui l'esigenza di ripulire l'Ama da tutti quei lavoratori eventualmente disonesti, che ne infangano il nome. Virginia Raggi, a nome dei cittadini, chiede "il massimo della severità per chi non fa il proprio dovere". Richiesta sacrosanta, da buon sindaco. Una volta tanto.

Franco Esposito