Egregio Direttore, "L’esistenza reale del diavolo, quale soggetto personale che pensa e agisce e che ha fatto la scelta di ribellione a Dio, è una verità di fede che fa parte da sempre della dottrina cristiana". Nota diramata dall’Associazione internazionale esorcisti (Aie) in risposta alle dichiarazioni del preposito generale della Compagnia di Gesù (cioè il "superiore" di Papa Francesco) padre Arturo Sosa Abascal che al Meeting di Rimini aveva asserito che "Riconosciamo Dio come buono, interamente buono. I simboli sono parte della realtà, e il diavolo esiste come realtà simbolica, non come realtà personale".

Opinioni a dir poco, eretiche e sacrileghe. La teologia cattolica spiega che non esiste una sola entità (generalmente chiamata dalle persone comuni, Diavolo o Satana), ma milioni di demoni suddivisi in legioni il cui capo supremo è Lucifero. Ebbene, nonostante la chiarezza dottrinale del Magistero, il negazionismo dell'antico nemico di Dio e della sua dimora (l'inferno), aggravato dalla scarsa fede, dall'ignoranza delle Scritture e soprattutto per adesione ai pensieri umani come l'illuminismo, lo scientismo e il razionalismo, è praticato da migliaia gli uomini di chiesa. Non esiste giorno che un prete non racconti ai suoi fedeli la barzelletta del Dio buono e misericordioso e dell'inesistenza dell'aldilà.

Per fare un'altro esempio di "pezzi grossi" che narrano un'altra dottrina, è doveroso ricordare un fatto accaduto nel 2010 a Verona. Durante un incontro pubblico con Margherita Hack, il vescovo Giuseppe Zenti disse che" il paradiso e l’inferno non si possono identificare come luoghi, bensì come relazioni e condizioni di realtà personale". Parole leggermente diverse, ma medesimo concetto espresso da padre Arturo Sosa Abascal. Poi il Vaticano si lamenta per la desertificazione delle chiese: se predica che il premio o la pena eterna sono favole per bambini, naturale che ai turiboli e all'incenso, i fedeli preferiscano le follie del mondo.

Gianni Toffali