"Non sarà un governo contro ma per il bene dei cittadini, per modernizzare il Paese e rendere la nostra nazione ancora più competitiva nel contesto internazionale, ma anche più giusta e inclusiva. Realizzerò un governo nel segno della novità è quello che mi chiedono le forze politiche che hanno annunciato la disponibilità a farne parte".

Così si è espresso il presidente del Consiglio incaricato, Giuseppe Conte, dopo aver ricevuto la seconda investitura dal Capo dello Stato. Personalmente non mi aspettavo qualcosa di diverso da un distinto signore giunto ai massimi livelli della politica grazie a tutta una serie di combinazioni e di incastri del tutto irripetibili. Un personaggio che, privo di sostanziale peso politico per ovvie ragioni, nel corso dei 14 mesi del precedente esecutivo giallo-verde si è barcamenato con frasi fatte e luoghi comuni, a mo’ di manzoniano vaso di coccio tra vasi di ferro, senza giocare alcun ruolo sostanziale nella partita tra Lega e Movimento 5 Stelle, se non in alcune sporadiche occasioni.

Ma oggi alcuni settori dell’informazione, su tutti il tg de La7 di Enrico Mentana, tenderebbero a farlo assurgere a statista di grande livello, tale da poter realmente imprimere una svolta all’attuale legislatura. In realtà, non ci sono le condizioni per aspettarsi alcun miracolo da un governo che nasce da alcuni inconfessati presupposti che nulla hanno a che fare con i grandi obiettivi enunciati dal nostro. Tra questi poco nobili intendimenti, come ricordato senza peli sulla lingua da Alberto Forchielli ad un giornalista di Sky Tg24, domina il desiderio dei parlamentari (soprattutto quelli dei partiti in caduta libera come il M5S) di allontanare il più possibile il redde rationem del voto popolare. Inoltre, per chi credesse ancora alla favole dell’interesse nazionale, la perdurante lotta senza quartiere per il controllo del Partito democratico tra Matteo Renzi e Nicola Zingaretti ha costretto quest’ultimo ad accettare una scommessa molto rischiosa la quale, nel caso di una rapida debacle del Governo giallo-rosso, offrirebbe al suo rivale un formidabile argomento per affossarlo, riprendendosi il partito.

Infine, ultimo ma non meno importante, vi è il chiarissimo intendimento di rimandare la Lega di Matteo Salvini all’opposizione, sperando di durare il tempo necessario affinché il leader del Carroccio possa logorarsi secondo una conosciuta teoria andreottiana. Tutto ciò, unito alla palesata inconsistenza programmatica e operativa dei grillini, non può che dare luogo ad un esecutivo del tirare a campare, con la massima aspirazione di non creare ulteriori danni ad un Paese già abbondantemente provato, così come i freschi dati Istat sugli ordinativi dell’industria di giugno confermano, con il peggior calo degli ultimi 3 anni.

In questo senso la fuffa programmatica di Conte, usata a beneficio degli ingenui e degli sprovveduti, appare perfettamente funzionale ad una avventura di Governo che non possiede nemmeno in minima parte i caratteri per adottare una linea coraggiosa di scelte strutturali, particolarmente dal punto di vista economico, per provare a condurre il Paese fuori dalle secche in cui è finito da tempo.

CLAUDIO ROMITI