DI LUCIO FERO

Governo obbligato, obbligati a fare un governo.

Ma è un obbligo che impone di scegliere tra la classica padella e la classicissima brace.

Il governo si è obbligati a farlo.

Obbligati non tanto dalla incauta mossa di Salvini che ha buttato giù il governo che c’era.

Obbligati a fare un governo perché quello dove Salvini avrebbe i “pieni poteri” chiesti all’elettorato sarebbe un governo che porta l’Italia a mangiarsi, anzi a bruciare i suoi risparmi.

Salvini ha lavorato su due ipotesi politiche.

La prima: ondata sovranista nelle elezioni europee e quindi mano libera all’Italia per far debito.

Ipotesi infondata (i sovranisti non sottoscrivono i debiti altrui, il prima noi in economia lo applica ciascuno sovranista).

Ipotesi comunque che non si realizza: i sovranisti non sfondano, non sono maggioranza e neanche minoranza di blocco in Europa.

Quindi il liberi tutti di far debito in Ue già da maggio non c’è.

Seconda ipotesi su cui lavorava Salvini: nessuno avrà cuore, coraggio e spudoratezza per far governo senza e contro di me.

Ipotesi sbagliata: Salvini alla grande partita di poker chiama come suol dirsi “i resti”, cioè si gioca tutta la posta quando liquida il governo Conte e si aspetta che tutti gli altri “passino” e gli lascino tutte le fiches sul tavolo.

Ora Salvini ha la faccia di chi al suo mi gioco tutto vede gli altri venire a vedere.

L’incredulità, il disorientamento, lo stupore. Salvini aveva in mano un full d’assi, gli altri una coppia di sette. Salvini si è giocato “i resti” sicuro del full, gli altri hanno fatto quattro sette in fila.

Avesse comunque vinto e ritirato la posta, Salvini avrebbe (lo diceva e lo dice lui) portato l’economia e la finanza italiane a costeggiare il default. Costeggiarlo senza mai raggiungerlo, questa la strategia di Salvini. Costeggiarlo facendosi pagare il debito da altri.

Ancora una volta: la certezza di potersi giocare “i resti” mettendo in fuga ogni altro giocatore.

Per questo fare un governo dove Salvini non fosse il padrone e soprattutto il timoniere era obbligato. Per non andare pesantemente a rimetterci. Rimetterci in soldi e soldoni.

Ma il governo obbligato nasce con il partner sbagliato.

Partner sbagliatissimo per il Pd è M5S.

Al netto della capricciosa fanciullezza politica di Di Maio e della retorica cervellotica della piattaforma Rousseau (50 mila che decidono per tutti), M5S è geneticamente, programmaticamente, culturalmente a-governativo.

Per M5S scegliere se fare A o B è comunque e sempre dilaniante, c’è sempre un comitato di popolo anti A o anti B. Non appena e se appena governa, M5S si divide, contorce, blocca.

L’idea di interessi diversi e contrastanti ma comunque legittimi e degni da mediare o porre in sequenza o in scala di priorità, cioè il governare, è aliena ad M5S. Per loro il popolo è uno, una la soluzione, uno l’interesse “buono”.

E poi fare un governo con Di Maio che questo governo col Pd è per lui come una purga…M5S il partner sbagliato per il Pd.

E Pd partner sbagliato per M5S. Basta guardare i programmi del governo che si va a fare. Disarmante, disperante la lettura dei “punti”: più lavoro per tutti, meno tasse per tutti, economia verde e non inquinante tutta e domani, più soldi per scuola, sanità, regioni…

Il solo avvicinarsi tra M5S e Pd libera nel Pd, anzi scatena nel Pd la sua immutata vocazione a predicare e praticare distribuzione delle risorse senza mai porre la fastidiosa questione del come produrre le risorse.

Governo obbligato con partner sbagliato, non sarà un buon governo. Potrà aspirare a non essere però il peggiore dei governi avuti finora. Potrà arrivare secondo nella classifica dei governi peggiori.

Il primo in classifica, il peggiore, è e resta quello di Conte, Salvini e Di Maio. Niente di più, d’altra parte Conte, non a caso, è ancora lì.