Il Far West sull’acqua. L’inferno in Laguna. Scene di ordinaria follia a Venezia. Una dimostrazione per dire della protesta dei veneziani stufi di barche che sfrecciano oltre i limiti di velocità stabiliti, di taxi come impegnati in corse a chi arriva primo, dei lancioni con i turisti a bordo che rivoltano l’acqua e provocano ondate anomale. Un grido forte la protesta: bardare a lutto le barche impegnate ieri nel corteo storico. La Storica sfilata dal Bacino di Marco al Ponte della Costituzione, andata e ritorno, tra gli applausi dei veneziani e dei turisti. La Regata dei drappi neri. La prima volta in cinquecento anni. La voglia/necessità di farsi sentire nel giorno in cui la Repubblica di Venezia, la Serenissima, ha rievocato l’accoglienza riservata nel 1489 a Caterina Cornaro, sposa del Re di Cipro, rinunciataria al trono a beneficio del re di Venezia. I figuranti in costume d’epoca sul Canal Grande. "Navi, lancioni e taxi stanno uccidendo la laguna", denunciano le società remiere. "Il moto ondoso va bloccato". In particolare i lancioni turisti provocano imbarazzi e inconvenienti. Venezia ne può più anche da certe immagini che non depongono alla fine sul buon nome della città lagunare. Qualcuno è caduto in acqua. "In certe situazioni è facile perdere il controllo della barca. "Spostarsi piano e senza inquinare è diventato sempre più pericoloso". La protesta come soluzione estrema di denuncia, alla luce delle ciacole mai produttive e dell’incapacità dell’amministrazione comunale di dettare e imporre disposizioni acconce, appropriate. Allora perché non provare con le barche della Storica bardate a lutto? Un drappo nero ha accompagnato ieri pomeriggio le barche che hanno sfilato in Canal Grande. Il segno di lutto contro il moto ondoso che sta uccidendo Venezia. La protesta ha messo insieme ventotto società remiere. Incluse quelle più blasonate e storiche. In pratica tremila soci, tremila persone come espressione del limite di sopportazione ormai al top e della rabbia della città. Davanti agli altri, cinquecento giovani in lotta per il mantenimento della tradizione di Venezia. "Quando usciamo in barca d’estate lo facciamo a nostro rischio e pericolo. Vogando tra le onde, viviamo un serio problema di sicurezza". L’invocazione è rivolta in particolare alla mancanza di educazione e cultura di andare in Laguna. Quando non ci si mettono le navi da crociera, i transatlantici in percorso turistico tra ponti e canali. Il moto ondoso, al loro attraversamento della Laguna, assume aspetti davvero preoccupanti, non solo imbarazzanti. Ma i vigili, in quanto rappresentanti operativi della polizia locale, che fanno? Assistono allo scempio e punto? Assolutamente: multano i trasgressori, poi il giudice cancella le sanzioni. I vigili, oltretutto, non sono competenti su tutte le acque della laguna. Terminato il corteo, è cominciata la parte agonistica della giornata. La regata vera e propria, con le sfide tra equipaggi di bisse, pupparini, caorlini e gondolini tipici di Venezia. Tutt’altra roba le corse folli di taxi e lancioni. "Le regole ci sono, basta farle rispettare", chiedono con forza le società remiere. I controlli però sono pochi e quando diventano operativi vanno a cozzare contro le diverse competenze sulle acque. Gestite tra Il Comune, la Città Metropolitana, il Provveditore alle Opere pubbliche del Triveneto, la Capitaneria di Porto e l’Autorità portuale. Un autentico ginepraio in cui è quasi normale perdersi o incagliarsi. La burocrazia spinta al massimo livello. Sotto accusa non il sindaco Brugnaro, ma lo Stato. "Il vero responsabile di questa situazione. Lo Stato non unifica le competenze". Appeso alle barche storiche, il nastro nero ha inteso sensibilizzare l’opinione pubblica. "La situazione ormai è al collasso". I contestatori promettono ora di esporlo tutti i giorni. Proprio come chi, quotidianamente, è costretto a fare i conti con i lancioni che passano al fianco delle barche a diporto a velocità pazzesca. "Facendoci finire in acqua". In realtà, nelle scorse settimane, le associazioni della Laguna avevano progettato di boicottare il corteo storico. Il sindaco si è dovuto industriare per abbassare la tensione e calmare la dura contestazione. Convocato un tavolo di studio. A qual pro? Mirato il tentativo di trovare soluzioni condivise applicabili da subito. Una su tutte: l’istituzione di zone riservate per le barche a remi. Una soluzione adottata per qualsiasi città con le aree pedonali. Difficile da realizzare a Venezia, città con una toponomastica unica, non assimilabile con nessuna località in giro per il mondo. Dovendo inoltre considerare anche la posizione delle società remiere e dei canottieri, sparse tra San Marco, Fondamenta Nuove, Giudecca: i punti simbolo del moto ondoso. Un problema, questo, tutto veneziano. Esclusivamente veneziano. Comprensibile solo per chi voga in laguna. Altrimenti impossibile da capire, per quanto sforzi possa fare chi non va in barca a Venezia. Il Far West è qui, sull’acqua, in Laguna.