Primi al mondo. I vini italiani da primato, Francia e Spagna obbligate ad inseguire, guardate dai vignaioli italiani dall’alto in basso. Il risultato di vertice raggiunto grazie alla vendemmia record di qualità, peraltro annunciata, prevista, in fondo al terribile 2017 e all’altrettanto infausto 2018.

Quarantasei milioni ettolitri di vino, la qualità definita "tra il buono e l’eccellente". Cambia gocce d’identità il Chianti, più zucchero a incrementare le vendite all’estero. Il cambiamento finalizzato alla conquista di nuovi mercati. Zuccheri residui non aggiunti, rimasti dopo la fermentazione. Il Consorzio tutela del Chianti ha ottenuto il via libera alla modifica del disciplinare. Il Chianti export sarà più morbido, non più dolce. L’Italia campione del mondo non è in assoluto una notizia, era già accaduto.

La produzione, alla fine, sarà di 46 milioni di ettolitri di vino, nove milioni in meno rispetto all’anno scorso. Basta e avanza, però, per dare scacco matto a Francia e Spagna, rispettivamente ferme, a 43,9 milioni e 40 milioni di ettolitri. Questo riferiscono le previsioni, a segnalare il ritorno alla normalità dei vignaioli. Anche quelli italiani, soprattutto loro, in grado di darsi la scossa. Fredda e piovosa primavera, a tratti addirittura fredda, un lungo pieno disturbo, un condensato di effetti negativi: maltempo e quant’altro non sono riusciti a tamponare le stranezze di un’estate malandrina.

Rallentata in alcune zone la maturazione dei grappoli. In Toscana e Piemonte, a cavallo di Ferragosto, sono sparite le vendemmie anticipate. Associazioni e sodalizi spesso in contrasto tra loro hanno scelto di cambiare abitudini che sembravano non negoziabili. Hanno riunito, per la prima volta, le forze: 4.000 professionisti e 500 aziende rappresentano la metà del fatturato del settore. Il Ministero dell’Agricoltura e del Turismo ha mappato l’Italia del vino, regione per regione. Al posto dei tre storici dossier viene oggi presentato un dossier congiunto. Come andrà effettivamente, nel concreto, la raccolta e cosa dobbiamo aspettarci da questa annata, se tutto il vino rosso imbottigliato darà 6,3 miliardi di bottiglie da vendere? "Guardiamo al futuro con ottimismo e fiducia", mette il punto il presidente dell’Ulv, Ernesto Abbona.

Diventa comunque decisivo il ruolo dell’enologo, dovendo guardare con attenzione al clima che cambia, da temperato a caldo arido. Francia e Spagna sono comunque tenute a complimentarsi con l’Italia dei vini. Malgrado alcune regioni italiane abbiano dovuto fare i conti con la crisi climatica. La Toscana ne ha sofferto meno, puntando così a una crescita del dieci per cento della quantità di vino. Se anche questo mese sarà favorevole sotto l’aspetto climatico, la qualità dei vini toscani presenterà "punti di ottimo". La flessione della Lombardia è pari al doppio di quella del Piemonte. Dove, si legge nel dossier, "il calo sarà del quindici per cento".

Dalla terra del Nebbiolo si stima che arrivino vini d’annata "di ottimo livello, con diverse eccellenze". In Lombardia hanno avuto effetti determinanti le grandinate e gli attacchi di oidio". Sofferenze in calo per il Franciacorta, "buon con punte di ottimo, ad eccezione delle zone colpite dal maltempo". Nulla cambia perché tutto cambi. Regione detentrice di innumerevoli record enologici, il Veneto dell’Amarone e del Prosecco preannuncia un calo, limitato al sedici per cento. Nell’attesa, anche in Veneto, ad Ovest più che a Est, sono attesi vini "con punte di ottimo". Ma quali previsioni è possibile azzardare per Lambrusco, Verdicchio, Aglianico, Canonau, Vermentino, Greco di Tufo, Taurasi, Donna Fugata, Montepulciano? In generale buone; molto buone in alcuni casi. Si prospetta un’annata ottima per Lambrusco, Vermentino e Aglianico. Promettente per i vini di Lazio e Campania. Più che buona per la produzione siciliana.

"Interessante con picchi di ottimo" per il Montepulciano d’Abruzzo. I cali di produzione non preoccupano i vignaioli italiani. Annunciata come meno generosa, la vendemmia darà vini di grande qualità. Più che sufficiente per confermare l’Italia sulla vetta del mondo. La leadership è comunque assicurata anche quest’anno. Se ne facciano una ragione i francesi, che già schiattano d’invidia. Al primo posto al mondo nella qualità e della quantità della produzione del vino loro ci tengono. Convinti come sono, nel loro smisurato nazionalismo, di essere primi e unici. Brindino pure a champagne, a noi basta e avanza lo spumante italiano doc. Anch’esso di grande qualità. Santè. Pardon, salute. Ovviamente, alla nostra.

di FRANCO ESPOSITO