Aver scongiurato con un’operazione super-trasformistica i ludi cartacei per poi finire con il celebrare i ludi telematici non è una sconfitta della democrazia rappresentativa. È, più semplicemente, il segno di quanto sia caduta in basso l’attuale classe dirigente e di quanto poco reattiva sia una opinione pubblica plasmata da servi mediatici della stessa casta trasformistica.

A rischio, dunque, non è la democrazia ma la coscienza di una società che appare ben felice di essere espropriata del proprio diritto di partecipazione alla determinazione della politica nazionale da parte di irresponsabili preoccupati solo di perseguire il proprio personale "particulare".

Ma le litanie di protesta servono a poco. Di fronte alla prospettiva di un governo formato da forze che hanno come unico obiettivo la loro sopravvivenza a dispetto della effettiva volontà popolare, serve un progetto concreto che da un lato punti a dare vita ad uno schieramento d’opposizione capace di non disperdere il consenso maggioritario su cui al momento può contare nel Paese e dall’altro porti ad intaccare il sistema dell’informazione elitaria e distorta che educa all’omologazione conformistica la coscienza civile dei cittadini.

Sul tema della lotta al sistema informativo politicamente corretto ed al servizio della casta dominante si parte da zero. In oltre vent’anni di presenza maggioritaria il centrodestra tradizionale ha prodotto tante polemiche contro le casematte gramsciane dell’egemonia culturale della sinistra ma nessuna azione concreta diretta a smantellare la casematte stesse o affiancarle da strutture culturali ed informative alternative e concorrenti. Basta questo per denunciare il fallimento del centrodestra tradizionale.

Ma non può bastare questa denuncia per dare vita ad una opposizione consapevole che per conservare il consenso maggioritario di cui gode nella società italiana non sarà sufficiente passare dal berlusconismo al salvinismo. Serve e servirà uno schieramento articolato in cui siano presenti tutte le sensibilità contrarie alle forze del trasformismo antidemocratico; schieramento che, in attesa di una riforma elettorale in senso proporzionale tutta da definire, dovrà misurarsi nelle prossime battaglie elettorali per il rinnovo dei Consigli di importanti Regioni italiane.

Ignorare per egocentrismo questa esigenza (non vale solo per Matteo Salvini ma anche per Silvio Berlusconi) significa consegnare l’Italia per parecchi anni ai deliri di Beppe Grillo ed alla inadeguatezza di una sinistra allo sbando.

ARTURO DIACONALE