Cinque minuti di silenzio. A parlare sono le scritte 'Non vado via, amo la mia terra' che campeggiano sulle valigie di cartone, simbolo del movimento appena nato in Sicilia sotto la guida di don Antonio Garau, della parrocchia San Paolo Apostolo di Palermo per combattere l'esodo dei giovani dalla terra di Sicilia. Ieri flash mob a Cefalù, sesta tappa del viaggio che il movimento ha iniziato il 30 aprile scorso a Palermo partendo con la manifestazione davanti alla Regione, poi al Politeama, quindi a Piazza Massimo e a Mondello, e poi a Terrasini prima di Cefalù. "Vogliamo raggiungere tutte le diocesi della Sicilia e prepararci ad andare poi dal Papa all'udienza del mercoledì", ha detto don Antonio. Il flash mob a Cefalù è stato ospitato nel cortile del complesso del Santuario di Gibilmanna in concomitanza con il 14/o Forum dell'Informazione cattolica per la custodia del creato organizzato dall'associazione Greenaccord Onlus ospitato dalla Diocesi di Cefalù, grazie al vescovo Giuseppe Marciante. "Ci muoviamo in pullman e ognuno si paga la sua quota. Il movimento è in crescita - dice don Antonio Garau - a Terrasini eravamo mille. C'è chi non ha lavoro, genitori con figli che sono dovuti partire per cercare lavoro, ragazzi che sono tornati per l'estate. I nostri cinque minuti di silenzio con le valigie di cartone disposte in circolo, come un girotondo, un abbraccio corale, si ricordano più di ogni parola detta gridando e offendendo. E - prosegue don Antonio Garau - non è solo un discorso che riguarda i giovani ma anche la Chiesa che ora si trova in un pantano e deve recuperare". Don Antonio Garau si rivolge anche alla stampa: "Trovi il coraggio di non vendersi a nessuno".