Povera Italia, non sei tra i migliori posti per vivere. È scivolata in basso nella classifica mondiale con le sue città giudicate invivibili da Economist. Ma Roma, Firenze, Venezia, Napoli, Torino, Milano, Bologna? Possibile che nessuna italiana trovi posto tre le prime dieci? Possibile sì, come certificato dalla selezione dell’autorevole settimanale politico-economico edito a Londra.

Il pesante amaro giudizio a seguire una considerazione a margine, questa sì tutta nostra: gli inglesi vedono l’Italia come il fumo negli occhi. Fatto antico, dall’alto della loro spocchia infinita non la considerano. "Vienna è la città migliore del mondo", affermal’Economist nel suo indice annuale. Ma come Vienna, non Sydney o Aukland e neppure Firenze o Parigi o la stessa Londra? Niente da fare: Vienna conquista per il secondo anno consecutivo il primato di città in cui si vive meglio al mondo.

Povera Italia, non c’è traccia di lei nella top 10. La classifica è basata su una scala di 100 punti: livello di vita, criminalità, trasporti, istruzione, sanità, stabilità economica e politica. Letti e pesati i punti della scala di Economist, non si può comunque non convenire sul mediocre, basso posizionamento del nostro caro Belpaese. Eccessivo pessimismo, il nostro, esagerazioni non nazionaliste? Proprio no: come criminalità siamo esattamente piuttosto in alto, due omicidi in due giorni a Scampia, infernale periferia di Napoli, tra ieri e l’altro ieri; e non possiamo certo ritenerci tra i migliori nei trasporti; istruzione e sanità presentano enormi falle; in quanto all’instabilità politica, questa sì, siamo tra i primissimi al mondo, Africa, SudAmerica e Centramerica escluse. Quindi, ben ci sta. Al di là delle ovvie, scontate esagerazioni critiche degli inglesi nei nostri confronti.

Vienna comunque prima per dispersione della concorrenza. In una top 10 nel segno chiarissimo della città giapponesi, canadesi e australiane. Le proteste firmate gilet gialli hanno spinto indietro Parigi. Perde sei posizioni, ora è scivolata in venticinquesima posizione. Secondo l’Economist, la capitale di Francia è la città in cui la vita è peggiorata, da un anno all’altro. Ma l’Italia? Non pervenuta, nessuna città ritenuta in grado di competere con le prime e neppure con le seconde e con le terze. Un colpo da ko per il Paese culla dell’arte, delle belle vedute, della buona cucina. Il mare, la campagna, la montagna, i laghi, le bellezze architettoniche, i timbri di civiltà antiche, il Vaticano: verrebbe voglia di dire, serve altro, come mai tutto ciò non è sufficiente? Vienna la città migliore al mondo, a lei il trofeo, e non solo per la sua leggendaria cultura musicale, dei caffè, dei Sacher e gli Hawelka dove i grandi scrittori di ieri e di oggi hanno scritto i loro romanzi più belli. E dove si può stare interi pomeriggi a sorseggiare il tipico caffellatte viennese.

Il mitico melange, senza che i camerieri ti opprimano, ansiosi di liberare il tavolo per il prossimo cliente. Vienna – Economist lo afferma con convinzione assoluta – è la città in cui ci si sente più sicuri. L’accesso alle cure sanitarie è migliore e i trasporti pubblici funzionano alla grande. Ma questi sono solo esempi. Detto con tutta sincerità, nessuna città d’Italia è nella condizione di poter competere. The Economist valuta la qualità della vita in 140 città in giro per il mondo. E per la prima volta, quest’anno, ha preso in considerazione il clima. Vienna vincitrice con uno spettacolare 99,1 su 100. Un punteggio che le ha consentito di superare la regina delle città più vivibili. Melbourne, che ha occupato il gradino più alto del podio e del trono per ben sette anni. Un record prestigioso ad onorare una qualità costantemente altissima. Al mondo non c’è di meglio.

Sul podio anche un’altra città australiana. La splendida, imperdibile Sydney. Quarta la giapponese Osaka. Italiane assenti, anche se non è il caso di consolarsi con l’antico, stucchevole "mal comune, mezzo gaudio". Infatti, l’unica metropoli europea presente tra le prime dieci è Copenaghen, anche lei splendida, non solo nella canzoncina immortale. L’Europa è presente in buon numero tra le successive dieci, dall’undicesimo al ventesimo posto. Zurigo, Francoforte, Ginevra occupano rispettivamente la posizione numero 11,12,14. Belle proprio non sono, artisticamente scarsamente valide, attrattive al minimo, però di sicura eccellenza la qualità di vita, i trasporti, l’istruzione, la lasanità, stabilità economica e politica… Helsinki, Berlino e Lussemburgo tra la ventunesima e la 23esima posizione.

Possibile che nessuna città italiana sia ritenuta all’altezza di un posto in classifica tra il diciottesimo e il ventesimo posto? La verità è questa: a livello di parametri di riferimento del settimanale inglese non esistiamo. Basta e avanza la lettura dei quotidiani, alle voci cronaca nera, cronaca bianca, attualità. O seguire i notiziari in televisione. Parigi, mortificata, ha peggiorato la propria posizione, laddove 27 metropoli hanno scalato posizioni.

Il salto in alto più grande l’ha realizzato San Juan, in Portorico, schizzata dall’89esima posizione alla 69esima. Mossi da grande curiosità, siamo andati a scoprire dove sono Londra e New York. Rispettivamente al numero 48 e 58, pagano le forti carenze in materia di sicurezza. Il clima, new entry nelle valutazioni di Economist, castiga alcune città inquinatissime. Nuova Delhi è scivolata al 118esimo posto, Il Cairo al 125esimo. Motivi di pallida consolazione per l’Italia: nessuna città del nostro Paese è citata tra le peggiori del pianeta. Il privilegio della negatività appartiene a Damasco, Lagos, Dacca in Bangladesh, Tripoli, Karachi. Città capitali, in Africa e Asia. L’Italia da retrovia ora passa nella mani di nuovi governanti: possiamo sperare in uno scatto o dobbiamo rassegnarci a non essere mai più tra le prime dieci almeno in Europa?

Franco Esposito