Più del sessanta per cento dei votanti sulla piattaforma Rousseau ha approvato l’ipotesi di una alleanza tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico in occasione delle elezioni regionali che si terranno in Umbria il 27 ottobre. Non importa sapere quanti siano stati questi votanti e come mai abbiano la tendenza ad essere sempre e comunque allineati alle scelte del vertice politico del Movimento.

Ciò che conta è che il voto su Rousseau consente a Luigi Di Maio di sentirsi autorizzato dalla propria base ad incominciare a sperimentare a livello regionale la formula politica realizzata a livello nazionale con la formazione del Conte-bis. E questa autorizzazione, oltre a spingere il capo politico grillino a superare tutti gli ostacoli che si frappongono all’accordo con il partito di Nicola Zingaretti, trasforma il voto umbro in una vicenda politica di primaria importanza il cui esito è destinato a diventare un precedente per le future consultazioni nelle regioni italiane.

Il precedente può risultare positivo per M5S e Pd. E se si trasformerà nella somma aritmetica dei voti della sinistra e dei movimento grillino consentendo al candidato dell’alleanza di battere quello del centrodestra, il risultato segnerà l’avvio non di un incontro contingente tra due forze politiche diverse ed antagoniste, ma di una alleanza organica tra due soggetti complementari in grado di rappresentare la maggioranza del Paese sia a livello nazionale che a livello locale.

Ma il risultato può essere anche negativo. Cioè può portare a dimostrare, come spesso avviene in politica, che la somma dei voti tra due partiti risulterà decisamente inferiore al dato aritmetico atteso e non porterà ad assicurare il successo del candidato della coalizione giallo-rossa. In questo caso le conseguenze non ricadranno solo sull’Umbria consentendo al candidato del centrodestra di vincere in una delle ultime roccaforti rosse del Paese, ma si scaricheranno direttamente sul Governo di Giuseppe Conte trasformandolo nel frutto precario di un esperimento genetico fallito. In Umbria, dunque, si gioca una partita di grande importanza. Se grillini e democrats la dovessero perdere dimostrando che il paese reale non si identifica con quello rinchiuso nel Palazzo, la possibilità di un voto anticipato tornerebbe ad essere realistica.

ARTURO DIACONALE