Lì dove è nato, il Parlamentarismo si afferma con tutta la sua forza simbolica e millenaria. La Corte Suprema inglese respinge la richiesta di prorogation dei lavori parlamentari per 5 settimane, avanzata dal Governo per evitare lo scrutinio da parte delle Camere sugli atti dell’Esecutivo.

Boris Johnson, contava di poter arrivare cosi in prossimità della scadenza del 31 ottobre, data ultima concessa dalla UE per una Brexit concordata e per evitare il no-deal minacciato dal primo Ministro, proposito che sarebbe potuto inciampare tra le opposizioni di Westminster. Per evitare ciò, secondo la Corte Suprema Inglese, il Potere Esecutivo avrebbe tentato di "sterilizzare" quello Legislativo abusando di un potere desueto, quello appunto della chiusura forzata del Parlamento mediante la prorogation, istituto desueto e di scarsa rilevanza ed incidenza politica ed istituzionale.

Con una decisione che ha il valore di un sunto di un trattato di diritto costituzionale, la Corte Suprema dell’Inghilterra ristabilisce il principio della "separazione dei poteri", statuendo che la corretta dinamica delle forme dei Governi Parlamentari passa attraverso il divieto di sopraffazione di un potere sull’altro. È l’eco del valore, statuito in sentenza, di un regime Parlamentare. È la riprova della capacità del parlamentarismo di opporsi efficacemente al Governo ed alle sue possibili derive autoritarie, soprattutto quando sono nascoste tra le pieghe di decisioni formalmente corrette ma nella sostanza ingiuste. Determinazioni attraverso le quali il primo ministro inglese, ha tentato di esautorare il Parlamento dalla sua funzione di controllo per poter imporre le sue scelte.

Una lezione a tutti i populisti d’Europa che si propongono di liberare il Vecchio Continente da tutto ciò che definiscono un inutile impaccio. E che invece si chiama Democrazia.

di ANTONIO BUTTAZZO