Negli ultimi quattro giorni la politica americana è entrata in una spirale che conduce allo scontro totale, e il cui scenario è Washington: Donald Trump minaccia la 'talpa', spara a zero sui media, chiede le dimissioni del presidente della commissione Intelligence della Camera, Adam Schiff, mentre la speaker della Camera, Nancy Pelosi, attacca il ministro della Giustizia, William Barr, e trecento ex dirigenti governativi firmano un documento per sostenere l'impeachment.

Quarantacinque anni dopo lo scandalo Watergate e vent'anni dopo l'umiliante impeachment di Bill Clinton davanti al Congresso, il caso Ucraina - nato dalla telefonata tra il presidente americano e il suo omologo ucraino, Volodymyr Zelensky, a cui il presidente americano aveva chiesto di avviare, o riaprire, un'indagine su Joe Biden e il figlio Hunter - ha assunto toni drammatici anche perché il caso appare più chiaro rispetto al Russiagate e i tempi più veloci: secondo il New York Times, le accuse ufficiali potrebbero essere redatte entro la fine di ottobre, e le prime audizioni partire già dalla prossima settimana.

A differenza della incerta ricostruzione fatta dall'allora procuratore speciale, Robert Mueller, sulle interferenze russe nelle presidenziali americane 2016, e sulla presunta ostruzione alla giustizia operata da Trump, nel caso che ha dato vita all'inchiesta di impeachment vi sono da subito due elementi resi pubblici: la trascrizione della telefonata, pubblicata martedì, e il rapporto della "talpa", reso noto ieri, destinato in agosto al Congresso ma che l'Intelligence aveva cercato di bloccare. La chiarezza del quadro ha accelerato la conta dei parlamentari della Camera favorevoli all'impeachment: si sono giù dichiarati a favore in 219, più di metà dei 453 membri, sufficienti per far approvare la richiesta. Al momento sono solo dodici i democratici contrari all'impeachment: la tredicesima, la candidata presidenziale Tulsi Gabbard, ha cambiato idea e adesso sostiene l'inchiesta.

Il capo della Casa Bianca, che non vuole passare alla storia come il terzo presidente sotto impeachment, sta facendo di tutto per fermare le procedure. Su Twitter chiede le dimissioni di Schiff per "aver mentito al Congresso". "Leggendo davanti al Congresso la trascrizione della telefonata - ha affermato Trump - ha citato cose che lì non esistono per rendere tutto orribile e farmi passare per colpevole. Ma quella è stata una grande telefonata, una cosa bella e corretta, non poteva essere più onorevole". Trump ne ha anche per la 'talpa', un agente della Cia esperto di Ucraina allora distaccato alla Casa Bianca. Sui media americani ha trovato spazio il video registrato ieri sera durante un incontro a porte chiuse alle Nazioni Unite, e rilanciato dal sito di news Bloomberg, in cui, davanti a una piccola platea ospite nella sede di rappresentanza americana all'Onu, ha detto: "Vorrei sapere chi è, è come una spia, è uno che riporta parole di altri, siamo in guerra. Ai nostri tempi, quando eravamo piu' svegli, sapevamo come trattare le spie e i traditori".

I democratici spingono sullo scontro frontale e totale, non solo con Trump. Pelosi ha puntato il dito contro Barr che in base alla telefonata tra Trump e Zelensky avrebbe dovuto prendere contatti con il presidente ucraino per coordinare un'indagine sui Biden. "È curioso - ha spiegato Pelosi - che debba essere lui a gestire la questione del rapporto dell'informatore". L'ex vice presidente prova ad allontanare le ombre sul suo possibile conflitto d'interessi: "Nessuno nella mia famiglia ha sbagliato. Trump vuole vincere le elezioni con l'aiuto di un Paese straniero". Ma il dibattito sull'impeachment metterà al centro anche il lato oscuro dei Biden e la figura ingombrante del figlio, prima portato in una missione di stato dal padre in Cina, nel 2013, e poi entrato nel board di una società ucraina del gas nel 2014, nonostante non avesse particolari titoli, pochi mesi dopo l'incarico del padre come inviato speciale americano in Ucraina.

La posizione del candidato democratico, al momento il favorito per la vittoria alle primarie, potrebbe indebolirsi a vantaggio della senatrice Elizabeth Warren. Dalla prossima settimana partiranno le prime audizioni. I democratici hanno fatto già sapere che tra i testimoni a essere chiamati a deporre davanti alle commissioni, verranno chiamati due personaggi citati nella telefonata del 25 luglio: Rudolph Giuliani, legale della Casa Bianca, e Barr. Intanto, trecento, tra ex dirigenti della sicurezza nazionale e governativa, hanno firmato un documento in cui esprimono "preoccupazione per la messa a rischio della sicurezza degli Stati Uniti", e di sostegno all'impeachment.

MASSIMO BASILE